Si è trattato di un vero e proprio momento di grazia, in cui tutta la diocesi si è stretta attorno al suo Pastore, vissuto con grande unità da parte del clero reggino. «Auguri, per aver capito che il tempo è dono di Dio e, per questo, va impiegato per la Sua maggior gloria e nel servizio ai fratelli; per non aver mai risparmiato un secondo di questa esistenza sottraendolo alla Carità “che tutto comprende, tutto spera, tutto sopporta”», ha detto il Vicario generale della Chiesa reggina, monsignor Salvatore Santoro. Le restrizioni in atto non hanno reso possibile il consueto scambio di auguri in episcopio, pertanto l’occasione per festeggiare col presule è stata la santa messa trasmessa in streaming sui canali digitali della diocesi proprio per raggiungere i tanti fedeli che hanno manifestato la volontà di abbracciare, seppur virtualmente, l’arcivescovo. «Caro padre arcivescovo, mentre le auguriamo un felice compleanno, – ha specificato monsignor Santoro – chiediamo per lei, al Signore, che continui a farle conoscere il valore dei suoi anni, del suo sacerdozio e del suo episcopato, ed a farle dono di un cuore di sapienza! Grazie.L’accompagni sempre “la Grazia di Gesù Cristo Benedetto che è il più grande e più prezioso di tutti i doni”».
Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini rivolgendosi ai sacerdoti presente nel presbiterio della Cattedrale ha detto: «Centralizzate la vostra vita in Gesù Cristo. Alla fine, ciò che rimane è solo il rapporto col Signore. Arrivato a 75 anni, pongo il mio sguardo a ritroso, ringraziando Dio di essere arrivato a quest’età in buone condizioni di salute, capisco e apprezzo le parole di San Paolo: “So a chi ho dato fiducia”. E questo è l’invito che faccio ai sacerdoti: tutto il resto passa, resta solo l’amore di Dio». Sulla Comunione ecclesiale, poi, l’arcivescovo ha esteso il suo ragionamento anche al laicato diocesano: «Bisogna riconoscere le prerogative dell’altro, così si realizza un vero clima di Comunione. Di scambio reciproco; si può riconoscere la pienezza delle proprie capacità, ma al contempo sapersi leggere come “indigente”, cioè dirsi con coraggio: “Io non ho quelle caratteristiche”. Quando sorge questa onestà, allora davvero si realizza una collaborazione autentica». Infine, una riflessione sul tempo attuale – caratterizzato dalla diffusione epidemiologica da Coronavirus – auspicando in una rilettura sapienziale da parte della Chiesa reggina: «Un “effetto” del Covid-19 è la grande riflessione che c’è in atto sul senso della vita: bisogna ripartire, specie sui nostri territori dove abbiamo un cristianesimo di tradizione, su questa domanda a cui solo Gesù Cristo può essere l’unica risposta. Se la Chiesa sarà capace di intercettare questa possibilità, si aprirà un corso del tutto nuovo, specialmente tra i più giovani».