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«E uscimmo a riveder le stelle»: il racconto del campo vocazionale a Cucullaro

Il nostro soggiorno è stato parecchio “pieno” e le nostre energie sono state veicolate da parte dei formatori e dei seminaristi che ci hanno aiutato in questo percorso, a riscoprire la nostra importanza nel mondo, in primis come uomini, poi come figli di Dio e infine gettando dentro di noi la “misteriosa inquietudine” con cui noi ci siamo presi del tempo per riflettere sul nostro discernimento, avvolti dalla natura di questo luogo meraviglioso che è Cucullaro, nel cuore dell’Aspromonte.

“Imparare a scegliere, per essere uomini, come Gesù” era il filo conduttore di questi giorni. A cui nel tempo si sono aggiunti altri contenuti e sottocontenuti dentro il senso di quella frase. La fede, che ha mosso i nostri cuori, ma soprattutto il coraggio nel vivere le scelte.
Quando sono arrivato mi sentivo molto pieno di ardore e spirito di avventura, convinto di dover partecipare ad un campo dove le attività principali erano fisiche, di conoscenza del fratello che ti stava accanto e alla fine di esso mi sono ritrovato solo con i miei pensieri ma custodito da un’amore più grande, quello che ci ha mossi dal nostro tepore quotidiano pieno di certezze e ci ha spinto nella montagna come Dio fece con Abramo. Un amore che noi abbiamo immaginato come un cielo stellato, dove noi umanità siamo posti al centro del creato perché siamo stati creati per essere gli unici ad avere un rapporto ravvicinato con Dio.

Io e i miei compagni non avremmo mai immaginato però che le stelle le avremmo viste davvero. Tutti i giorni il buon Dio ci ha regalato uno spettacolo e noi ci siamo sentiti grandi nella piccolezza, e quando ci siamo ritrovati sul prato con la testa rivolta verso l’alto, l’altalena di emozioni si è fatta viva in noi e la presenza del Signore nella sua umanità più viva, ovvero Gesù, si è fatta viva in mezzo a noi per mezzo del Santissimo Sacramento, adorato in una cornice stellata.

Forse per un ragazzo come me, vivere questo, lo riporta nella terra e nello spirito di chi discerne sulla propria vita ma soprattutto sulla sua vocazione. Perché il Signore come abbiamo provato “ci fa vedere un cielo stellato, prima di una grande prova”.

I nostri formatori, soprattutto don Salvatore Santoro, Rettore del Seminario, hanno inciso fortemente su questo aspetto, perché la chiamata al sacerdozio è una scelta importante e che comporta dei grandi cambiamenti nella nostra vita, ma se c’è sempre la promessa “del cielo stellato”, il chiamato ha solo che mettersi in cammino. Ci vuole il Coraggio, il coraggio di vivere una vita “piena”, dove a mettere una pezza nelle tue insicurezze c’è sempre quell’amico fedele, quel Gesù che si fa silenzioso ma in cammino con noi. Che non urla alle nostre vite, ma ci sussurra all’orecchio e ci dice “Io sono con te, ogni giorno”.

La cosa bella è l’amore con cui siamo stati accuditi, amati e compresi in quei giorni. Sia da chi ci accompagnava come i seminaristi Davide, Enzo e Alessandro sia da tutte le nostre comunità di provenienza, che nell’amore dei nostri sacerdoti ci ha accompagnati nella preghiera e nel pensiero, e soprattutto la presenza in questo campo anche del nostro Vescovo Giuseppe, che non ha mancato di ricordaci quanto la nostra Fede è alla base della nostra vocazione, se non si ha Fede non si può essere in primis cristiano, e poi avviarsi verso un cammino vocazionale. Il tutto ci fa pensare che la vocazione non si vive da soli, ma è una vera con-vocazione in cui tutta la Chiesa si sente chiamata a viverla con il chiamato.

Una chiesa che vive di storie vere, intrise di amore verso un Cristo che ogni giorno spezza il pane quotidiano, che è la sua parola, e ce lo dona per farci vivere con semplicità e che dona a chi vive il proprio discernimento quell’ultima sicurezza che è l’abbraccio della croce, la riscoperta dell’umanità ma soprattutto la voglia di mettersi in gioco per essere anch’esso a servizio per la Vita, la vita vera, quella donata per gli altri.

In questi giorni don Angelo Battaglia ha condiviso con noi la Parola durante le messe quotidiane, don Francesco Marrapodi ci ha fatto conoscere l’aspetto ecclesiale di ogni cammino vocazione e don Danilo Latella ha messo l’amore del suo servizio di assistente in Seminario per noi e ci ha portato le sue competenze parlandoci soprattutto degli aspetti emotivi e psicologici delle scelte intraprese da un uomo e da un cristiano. Loro erano molto emozionati a vederci lì e sono convinto che questo appuntamento lo hanno cercato per tanto tempo, perché hanno riconosciuto prima nel pensarlo e poi alla fine il valore di questo campo, fortemente voluto da tutta l’equipe del seminario.

Questo percorso è stato un momento di fratellanza e di momenti di vera vicinanza, dove i volti di noi in discernimento si sono uniti anche a Santo e Demetrio che completando il loro anno di propedeutico si sono ritrovati con noi a vivere questo passo importante di avvio al loro primo anno di Seminario. Noi con loro e con gli altri ragazzi emotivamente ci siamo raccontati e da quello che ho ascoltato, anche loro ne sono usciti un po’ cambiati. Abbiamo rafforzato amicizie già consolidate, ci siamo aperti tra di noi e abbiamo rimesso a Gesù tutto ciò che ci fermava dallo spiccare il volo per le nostre vite. Prego il Signore affinché le vocazioni non manchino mai nella nostra comunità e mi auguro che anche altre persone come me possano vivere anch’esse un’esperienza simile.

Domenico