Tutti deprechiamo che questi flussi migratori avvengano per vie così rischiose, fuori di ogni programmazione e tutela, ma realisticamente prendiamo atto che tale avventura viene affrontata nella grande maggioranza dei casi per fuggire a guerre, disordini, violenze, fame, insomma per istinto di sopravvivenza; e il resto del mondo sta a guardare, Europa compresa. Sono migliaia coloro che anche in questo 2019 si sono inabissati con tutte le loro speranze nel nostro mare. Non possiamo rassegnarci alla rigida politica dei “porti chiusi” e del blocco in mare aperto di quelle imbarcazioni che hanno raccolto i superstiti dei tanti, dei troppi naufragi.
Quelle vittime pesano anche sulla nostra coscienza se ci lasciamo prendere soltanto da un vago senso di commiserazione, quasi si trattasse di una scontata fatalità. Continua ad essere di grande urgenza e di piena attualità il quadrinomio formulato lo scorso anno da Papa Francesco: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Quest’anno egli ci consegna un’altra parola d’ordine: “Non si tratta solo di migranti”. Di chi ancora si tratta? Egli stesso ci risponde nell’ampio messaggio che ha rilasciato per questa Giornata: “Non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana… Attraverso di loro il Signore ci invita a riappropriarci della nostra vita cristiana nella sua interezza e a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio”.
Vada in questa direzione, nella prossima Giornata del Migrante e del Rifugiato, anche il contributo più efficace che è a disposizione di tutti noi: la nostra preghiera.
*Arcivescovo Reggio Calabria-Bova