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Impegno dei cattolici in politica, dalla crisi alla proposta

Il vescovo di Reggio Calabria scrive ai genitori per la trasmissione della fede ai loro figli

Ci sono ancora molte persone che si dichiarano cattoliche e che vivono l’impegno politico fregiandosi di questa etichetta. Molti di più sono impegnati nella società in diverse forme, che assicurano un contributo non secondario alla costruzione di una convivenza umanizzata. La loro voce, però, non viene percepita come cristiana, ispirata dal Vangelo.
Neppure appare, qualche volta, in sintonia con la voce del Papa e di alcune altre voci dell’episcopato che, senza invadere il campo politico, esprimono ispirazioni e motivazioni chiare all’agire politico dei cattolici. Esiste molta confusione sul significato di essere cattolici e ancora di più sul modo di manifestarsi tali in politica. Succede anche che politici cattolici vivano una dicotomia tra la fede professata e la vita politica, estraniando la prima da qualsiasi influsso sulla seconda. Come conseguenza di questa dicotomia con plateale serenità da una parte si esalta il legame alla tradizione religiosa e dall’altra si accettano o favorisco ideologie che stanno demolendo alla base i valori cristiani della vita, della famiglia, della persona. Dobbiamo denunciare una grave crisi a livello antropologico.

Ecco perché come Chiesa diocesana che è in Reggio Calabria – Bova, siamo chiamati a riflettere sulle cause di tale crisi antropologica, per cui si fa fatica a capire cosa voglia dire impegno politico, riducendolo solo alla supremazia di potere, anche se lo mascheriamo con la difesa dei valori cristiani.

Il vero impegno politico verso il quale tendere ci deve portare a sentirci solidali con tutte le persone con le quali condividiamo la vita a partire dai luoghi che abitiamo; a sentire la corresponsabilità e il dovere di intervenire secondo verità, giustizia e carità nell’affrontare e risolvere i problemi del territorio che abitiamo, senza chiusura, senza preclusioni, senza condanne, senza emarginazioni.

Nel percorso post–convegno che la nostra diocesi vivrà tra settembre e ottobre, con il lavoro sinodale delle Vicarie e dei consigli pastorali parrocchiali e grazie agli input che ci hanno consegnato i relatori del Convegno diocesano, dobbiamo verificare come attuare due impegni concreti.

Il primo: come fare, con una modalità tutta cristiana, a diventare fratelli e corresponsabili in una società che ormai è troppo abituata all’anonimato, alla delega o alla rassegnazione. Il secondo: come possiamo diventare cittadini degni del vangelo, chiamati a costruire la citta dell’uomo con un protagonismo che favorisca le relazioni e sappia prendersi cura del “destino” della nostra città, dei nostri quartieri, della valorizzazione delle nostre risorse?

Queste due domande sono la consegna del nostro Convegno, a noi spetta trovare le risposte adeguate e metterle in atto.

Giuseppe Fiorini Morosini
Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova