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Corridoi umanitari, la Chiesa reggina accoglie tre famiglie di migranti

L'arcivescovo di Reggio Calabria accoglie tre famiglie di migranti

Riflessione per far comprendere che la migrazione globale è un’enorme sfida del mondo di oggi e una priorità assoluta per la Chiesa. In parole e fatti, Papa Francesco ha mostrato continuamente la sua straordinaria compassione per tutti gli sfollati. A testimonianza di tale coinvolgimento ci sono i suoi incontri con i migranti e i rifugiati nell’isola di Lampedusa e Lesbo. Ne è testimonianza il suo appello affinché essi siano accolti a braccia aperte: accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti, i rifugiati e le vittime della tratta.
Per questo la Chiesa italiana, tramite i suoi organismi Caritas e Migrantes, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, la Comunità Papa Giovanni XXIII, è in prima linea nell’attivazione di vie legali e sicure per far entrare in Italia donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi dell’Etiopia, Siria, Giordania ed evitare così le morti in mare e i percorsi nell’irregolarità.
Anche l’arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova ha ritenuto aprirsi ad un percorso pastorale significativo ed aderire al Progetto “Corridoi Umanitari”, dopo le esperienze rilevanti di condivisione fatte con il “Coordinamento Diocesano Sbarchi” e con l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati nelle strutture di “Filoxenia”.
Il Coordinamento del progetto è stato affidato dalla arcidiocesi alla Comunità Papa Giovanni XXIII che avrà inoltre il compito verso i beneficiari di orientamento socio–territoriale volto al sostegno sociale e psicologico, corsi di lingua italiana, mediazione linguistica, attività legali e amministrative inerenti il titolo di soggiorno.
Due parrocchie, rispettivamente Santa Maria Del Lume in Pellaro e Santi Cosma e Damiano in Maselle assieme all’Associazione Abakhi, avranno il compito di individuare gli appartamenti per le famiglie; l’iscrizione dei minori e accompagnamento all’attività scolastica; accompagnamento e orientamento sanitario dei beneficiari (acquisto farmaci e trasporto verso le strutture sanitarie) ; il coinvolgimento di famiglie tutor e delle comunità parrocchiali nel compito di socializzazione all’interno delle rispettive comunità.
Il progetto non avrà fondi pubblici, ma sarà coperto in parte da fondi che la Cei ha messo a disposizione specificatamente per i “Corridoi Umanitari”.
Sono tre le famiglie arrivate la notte del 30 gennaio 2019 – non con barconi rischiando la vita ed essere trafficati – ma con visto d’ingresso e arrivo con volo di linea a Fiumicino, dopo aver espletato tutte le procedure con la Polizia di frontiera hanno proseguito il loro viaggio verso Reggio. Le tre famiglie sono di etnia eritrea e sono composte da 5 adulti e 7 Bambini più 1 in arrivo essendo una delle mamme in stato di gravidanza al quarto mese; il più piccolo dei bambini ha 8 mesi, il più grande otto anni. Le famiglie sono di fede cristiana copta.
Nella scorsa settimana sono state ricevute dall’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini: questo è stato un momento n un clima intimo e familiare.
Monsignor Morosini ha rivolto parole di accoglienza rassicurandoli anche sul loro percorso di fede, grazie alla presenza in città sia di un sacerdote di fede copta che la presenza con cadenza mensile di un vescovo della stessa professione cristiana. Un incontro concluso con la preghiera del Padre Nostro e con la benedizione attraverso un crocifisso donato a Morosini proprio dal vescovo cristiano copto.
Sul tema delle migrazioni, l’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova è intervenuto rispetto allo scontro in atto sul destino dei rifugiati in fuga dai territori in guerra dell’Africa. Monsignor Morosini, di fronte a specifica domanda, ha risposto che «se credo al Vangelo e lo mostro come l’espressione della mia identità, poi devo aprirlo e leggere cosa c’è scritto dentro.
Ormai è innegabile che ci siano problemi che a livello politico debbano essere affrontati, a tal proposito penso che l’Italia in alcuni momenti debba alzare la sua voce nazionale nei confronti dell’Europa per ottenere un maggiore coinvolgimento nella gestione di questi casi umanitari – ha specificato il presule – ovviamente, nell’analizzare quanto accade, occorre bilanciare i valori. Da che cosa facciamo pendere la bilancia?
Dalla responsabilità dei potenti o dal rispetto della dignità degli ultimi? Questo è il grande dilemma che la politica attuale ci pone; ribadisco: se i “grandi” non decidono, chi deve pagare? Gli impotenti?».

Giovanni Fortugno