Credo invece che i Giovani vogliano vedere, appunto, persone innamorate di Dio, che lottano nella quotidianità per non cedere alla logica mondana del compromesso e del potere, autentici testimoni di un Dio che non condanna secondo le nostre logiche ma che eleva fino al perdono. Nel recente Sinodo dei Giovani, essi stessi, hanno chiesto una Chiesa abitata da adulti capaci di farsi prossimi, di mettersi accanto, di ascoltarli, di accompagnarli con pazienza nella vita umana e spirituale… hanno chiesto di insegnargli a pregare, a sentire il Cielo nelle loro vite sempre più orientate verso il basso. Desiderano un’amicizia vera con il Signore Gesù. Il mondo degli adulti purtroppo ha un pregiudizio diffuso verso i giovani nonostante la maggior parte dei loro difetti siano stati cuciti addosso dagli adulti stessi.
I giovani, infatti, sono i destinatari di un consumismo compulsivo, disorientati dalla confusione interiore degli adulti di riferimento che oggi profetizzano fallimenti. Bisogna invece credere in loro, smetterla di proiettare su di essi i fallimenti e le realizzazioni mancate degli adulti. I giovani sono nuovi, bisogna incoraggiarli a percorrere strade nuove, quelle che sognano, insegnargli la vita perché possano essere pronti a camminare sereni nell’imprevedibile, a non cercare compensazioni affettive li dove non c’è vero e sano nutrimento. È necessario testimoniare il dominio di sè, per non lasciarsi comprare da niente e da nessuno, né dal potere, né dai soldi, né dagli affetti ma rimanere in quella libertà in cui è compresa la possibilità di un mondo migliore.
Per un impegno pastorale con i giovani, alla luce anche del recente Sinodo, è importante guardare a loro come “Luogo Teologico”, quello spazio fragile e luminoso nel quale Dio si rivela e parla a tutti gli uomini di oggi, con i linguaggi che possono discernere.
Questo il compito della Chiesa, che deve guardare ai Giovani come i nuovi “poveri”, quei piccoli bisognosi di una presenza innamorata che gli offra il materiale adeguato per costruire una casa sicura e stabile dove Dio e l’uomo possano incontrarsi. Tre vie potrebbero aiutare oggi i Giovani e chi li accompagna ad intravedere la “Primavera”.
Tornare ad innamorarsi della realtà: questa, l’unica, così com’è!
Perché si possa ritrovare il coraggio e il desiderio di stare nella quotidianità e affrontare le sfide e le opportunità che essa offre senza cercare scorciatoie e non vivendo per un domani che oggi ancora non c’è.
Scegliere dei buoni compagni di viaggio: puntare tutto su amicizie sane come rimedio alla solitudine, perché le paure che abitano i cuori dei giovani possono diventare delle strade da percorrere solo se condivise.
Sapersi Orientare: guardare la vita verso “Oriente” lì dove sorge il Sole.
È fondamentale un discernimento accompagnato e arricchito da gesti, parole e opere buone e luminose.
La consapevolezza che dietro ogni adolescente, dietro ogni giovane c’è sempre una bellezza, un tesoro, una motivazione da scoprire, ci spinge a non smettere mai di essere custodi dei germogli di vita, a cercare in loro il Signore Gesù che li chiama ad essere il segno più bello dell’Amore di Dio.
Non c’è pastorale giovanile senza pastorale vocazionale, perché la vita è vocazione e i giovani sono portatori sani di vita che annunciano al mondo la bellezza di un Dio eternamente giovane e innamorato della vita e di ogni uomo che lo cerca con cuore sincero.
Michele D’Agostino