L’incontro, incentrato sul tema associativo annuale “Di una cosa sola c’è bisogno” ha avuto inizio con la preghiera presieduta da don Pasqualino Catanese, assistente unitario diocesano, culminata nella lettura di un brano dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, nel quale Papa Francesco mostra l’inscindibilità tra un forte impegno sociale e missionario e una spiritualità capace di trasformare il cuore, per cristiani che siano «evangelizzatori che pregano e lavorano».
Questo fondamentale equilibrio, ha aggiunto don Catanese, «è già incarnato, da sempre, nella preghiera del Padre Nostro, che, dopo l’innalzamento mistico verso il Cielo, pone l’attenzione sul cammino da percorrere assieme ai fratelli. Sulla base della preghiera che Gesù stesso ha insegnato» ha concluso l’assistente «ciascuno è chiamato a ripensare il proprio modo di vivere, senza trascurare né il continuo affidamento filiale al Padre, né i bisogni del territorio e le necessità dei fratelli». Il presidente diocesano Giandomenico Chirico ha quindi introdotto il nuovo anno associativo, partendo dal ringraziamento alle equipe del centro diocesano per i campi svoltisi nell’ultima estate 2018 ad Assisi, a Cucullaro ed in Salento, nonché ai nuovi membri delle equipe stesse per la disponibilità al servizio dimostrata all’associazione. «Il mandato per il nuovo anno» ha affermato il presidente «deve consistere in un esercizio di discernimento che parta già dai consigli parrocchiali, per riproporre i medesimi valori dell’associazione in maniera aggiornata, coinvolgente e significativa per la vita delle persone, declinando attivamente il verbo caratterizzante dell’anno, generare, che significa, essenzialmente, dare la vita».
«Ripartire dall’essenziale» ha soggiunto «significa riscoprire il trinomio preghiera, azione, sacrificio, che da sempre contraddistingue lo spirito dell’Ac». La preghiera e l’adorazione devono occuparne il tempo migliore e l’educatore, in particolare, deve pregare quotidianamente e comunitariamente.
Per questo è sempre più indispensabile prendersi cura della vita spirituale degli educatori, senza far mai dimenticare loro che essere educatori è sacrificante, perché l’impegno alto cui si è chiamati rende sacro il tempo offerto, che va misurato non in base alla quantità di ore trascorsa nel servizio, ma nella quantità di cuore donato. Per questo motivo, il presidente ha esortato le associazioni parrocchiali a non scegliere mai un educatore partendo dalle necessità dei singoli gruppi, per riempire buchi, ma ascoltando le esigenze della persona chiamata, nella quale si vede una vocazione autentica al servizio educativo.
Un impegno speciale e rinnovato deve essere riposto, poi, nella crescita di forti e sani gruppi Giovani e Adulti, che sono la migliore garanzia per i ragazzi dell’Acr, i Giovanissimi e l’associazione nel suo complesso. La terza parola del trinomio, azione, invita a non stare mai stare fermi, ad essere attivi, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, da ultimo ripetuto alla Festa per i 150 dell’Ac. La vita dell’Ac diocesana e delle associazioni parrocchiali nel nuovo anno associativo 2018–2019 deve, quindi, svilupparsi secondo due direttrici principali. La prima è data dalla comunione, che costituisce il principale obiettivo pastorale diocesano già dello scorso anno: l’Ac non può non essere generatrice di comunione sin dalle parrocchie. Allo stesso modo bisogna coinvolgere operosamente i parroci assistenti, che devono essere sempre presenti nei consigli. La seconda direttrice è costituita dalla popolarità, che significa oggi, con le parole del Presidente nazionale Matteo Truffelli, «generare orizzonti inclusivi e non confini limitati».