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Il buon pastore c’è stato fin dall’inizio e ci sarà sempre

Scoprire che siamo conosciuti e amati da Dio nei nostri desideri più alti e nei pensieri inconfessabili, nelle opere ben riuscite e nei fallimenti brucianti, ci fa sentire addosso la sua protezione e ci apre all’aspirazione di conoscerlo a nostra volta.
Io voglio sapere tutto di chi per me affronta il nemico! Il lupo sono tutte le realtà che possono allontanare l’uomo dalla fede, ‘rapendo’ in tal modo la sua parte migliore, che è quella consegnata a Dio, l’unica che avrà la certezza di dare frutti di vita. L’azione del lupo inoltre ‘disperde’ l’uomo dal centro vitale che è la comunità di fede, rendendolo isolato e prigioniero di se stesso. Dinanzi all’azione del nemico, il mercenario non è in grado di difenderti, perché ha il cuore rivolto a sé e alla propria sopravvivenza, non a te e alla tua incolumità. Non c’è dolore più grande di questo: sentire di non essere amato per quello che sei, scoprire che l’altro ti è stato accanto solo per convenienza e che, in realtà, non gli importa nulla di te. È qualcosa che ti annienta, ti fa sentire insignificante.
È qualcosa che ti segna al punto che ogni altra relazione sarà inficiata da una certa insicurezza, dal dubbio che chi ti si avvicina c’è fino ad un certo punto e che si interessa solo di una parte di te, quella che gli fa più comodo. E, forse, chissà quante volte anche noi ci siamo comportati così senza neanche rendercene conto. Perché – diciamoci la verità – in fondo siamo tutti un po’ egoisti, vogliamo stare bene, essere felici e spesso l’altro diventa solo qualcuno che può tornarci utile. Raramente, invece, guardiamo a chi ci sta vicino come qualcuno da amare e basta, senza calcoli, senza condizionamenti, senza pensare a ciò che piace a noi. Raramente nei nostri rapporti siamo pastori.
Il Vangelo però scardina questa logica. Quale meraviglia, quale gioia si sprigiona nel cuore quando sai che c’è qualcuno per cui tu sei prezioso e che non ti abbandona mai! Questo cambia tutto. Essere amato così è come se mi abilitasse ad amare gli altri allo stesso modo. E anche gli altri, se sperimenteranno questa dedizione, sapranno imitarla. L’origine di tale ininterrotta catena d’amore sta nella conoscenza e nell’amore reciproci tra il Padre e il Figlio. Gesù trasferisce la potenza d’amore di quella relazione al rapporto con ciascuno di noi e il Padre, che gli ha dato il comando di offrire la vita, si compiace della dedizione del Figlio e ci ama per mezzo di Lui. Una dedizione che si estende oltre il recinto di Israele, perché Gesù avverte l’urgenza di guidare ogni creatura. Cosa è richiesto alle pecore? Ascoltare la voce del pastore. Tra tante voci che si sovrappongono, esse sanno riconoscere l’unica a loro familiare, che ha un tono e un suono particolare e che hanno imparato a distinguere perché è quella che c’è sempre stata fin da quando sono venute al mondo. Questo pastore c’è sempre stato! Ecco perché è degno di essere seguito e il frutto di tale sequela sarà l’unità, «un solo gregge, un solo pastore». Cristo mi restituisce ai miei fratelli. Il lupo ci ha dispersi, perché il peccato ci allontana gli uni dagli altri, facendoci diventare sospettosi e aggressivi col prossimo. Così come Gesù riceve nuovamente la vita dopo averla donata, seguendo il buon pastore noi riceviamo dei fratelli dopo che il peccato ci ha impedito di guardarci nella bellezza di cui ciascuno è portatore. «Io sono», ha proferito Gesù. Anche noi abbiamo necessità di essere, ma l’unico modo per dare consistenza alla vita è lasciarsi guidare dal pastore, far sì che il nostro “io” diventi unito al suo.