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Giovani e Scrittura, come saziare la sete interiore

Entrare è desiderare la méta perché aspettato da Qualcuno. Un vero cammino di ricerca è fatto di molte ombre e di poche delicate luci, quelle sufficienti per dare il coraggio di continuare a camminare. Sono le piccole cose che indicano un orizzonte e lasciano il segno. Lungo il percorso di ricerca ci si riscopre abitati da una “sete” interiore con la quale ognuno è arrivato e dalla quale bisogna ripartire. È la sete di bellezza, dell’infinito bisogno di Dio che da sempre rende inquieto e cuori. È Lui la sorgente che dona la vita e che crea percorsi, occasioni, che trasforma le paure in strade, le ferite in feritoie. Sorgente che mostra il “volto” luminoso e profondo del Signore Gesù, nell’intimità silenziosa e tenera dei cuori che si lasciano sedurre e innamorare, custodendolo e arricchendolo con un profumo d’incenso. Una breve sosta per contemplare il Suo volto e riposarsi, per poi riprendere il cammino incontro con la Sua Parola. Con il Salmo 42, il rettore, don Sasà Santoro, ha fatto entrare i partecipanti nelle profondità della vita, lì dove la Parola può fecondare e germogliare. Un viaggio nelle zone più nascoste e segrete dell’ essere e che ha mostrato come la ricerca di Dio sta dentro quella sete di ognuno. In quella aridità, se si guarda bene, c’è una sorgente che non si ferma. Don Sasà ha fatto comprendere come è importante imparare a fare “discernimento”, imparare quindi a scegliere personalmente prima che la vita o il “fato” scelgano altrimenti. Il presente non piace alla cerva del Salmo 42 e piange, chiedendosi se ne valeva la pena: «E tu? Chi hai cercato fino ad oggi?». Questa la domanda che ci si è sentiti rivolgere. “Fermati!” e scegli perché «solo ciò che scelgo mi appartiene, solo se lo scelgo mi cambierà, proprio perché lo scelgo mi obbliga»; «Cercando Te ho ritrovato me!». Ricerca che nasce solo se si è capaci di tornare ad innamorarsi di questa realtà, l’unica che abbiamo. Se si sceglieranno dei compagni di viaggio che non legano dei lacci ma mettono le ali, se si avrà il coraggio di scegliere una direzione, un orientamento verso quel sole che sorge e che già si può intravedere in quell’Aurora che non si stanca mai di affacciarsi nella nostra esistenza. Questo, e tanto altro, è quello che hanno vissuto e condiviso i partecipanti a questa giornata descritto, nella semplicità umile e innamorata di chi davvero ha percepito lo sguardo di Dio nella propria vita e cerca il coraggio per farne un capolavoro. Nel prossimo incontro, previsto per venerdì 15 dicembre, sarà accompagnato dal verbo “amare”, perché i cuori tornino a pulsare la vita, perché ‘esistenza sia un canto d’amore che abbraccia l’universo intero portando il profumo di Dio nella storia di ogni fratello che incontriamo desiderando di spendere l’intera vita per Lui: «Mio Signore e mio Dio, mio Tutto!».

Michele D’Agostino