Questo dono è talmente importante agli occhi di Dio che lui stesso non lo annulla nemmeno a causa del peccato, anzi dopo la redenzione operata da Cristo, la prima lettera di Giovanni ricorda: «Carissimi, fin d’ora siamo figli di Dio, e non s’è ancora rivelato ciò che saremo. Sappiamo che quando si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è».
Un compito esaltante ma anche difficile e faticoso, la fragilità creaturale e il successivo peccato hanno ostacolato l’uomo in questo cammino, negandogli, a un certo punto, non solo la possibilità di raggiungere la meta, ma anche di percorrere la strada tracciata, arrivando a far pensare all’umanità che non esiste nessuna metà e nessun cammino, che noi siamo semplicemente casualità. Ma la meta esiste ed esiste anche il cammino come ricorda San Paolo nella lettera ai Romani, quando parla di chiamata: «Che sono chiamati secondo il disegno di Dio», egli sta considerando un inizio, una meta e un percorso. Questa chiamata non produce una situazione o una condizione, o almeno non solo, l’uomo per chiamata è immagine e somiglianza di Dio, la somiglianza per Paolo si dispiega in diverse tappe: «Quelli che egli da sempre ha conosciuti li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo». «Conformi a» è la nuova e antica somiglianza; «quelli che ha predestinati li ha anche chiamati, quelli chiamati li anche giustificati, quelli che ha giustificati li ha anche glorificati». Chiaramente il primo passo corrisponde a quello che dice Genesi, in cui il concetto di predestinazione può essere accostato al concetto di somiglianza, usando «secondo somiglianza» e «predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo» come termini e concetti corrispondenti e sinonimi. La parte finale della citazione di Paolo può essere accostata alla prima lettera di Giovanni in cui «glorificazione» corrisponde a «visione e somiglianza di Dio».
Tra il punto di partenza e quello di arrivo c’è il cammino dell’uomo in cui, a un certo punto della storia, è entrato Cristo, la storia della salvezza ci svela che l’impossibilità dell’uomo di diventare simile a Dio è stata dissolta e risolta da Dio che ha mandato suo Figlio. Gesù stesso parla di questo evento salvifico attraverso le parabole, nel capitolo tredici del Vangelo di Matteo dice: «Il regno dei cieli è stato reso simile a un uomo che seminò buon seme nel suo campo …» (vesrsetto 24). Successivamente quando racconta le altre similitudini non dice più «è stato reso simile», ma «è simile a». Per farci diventare simili a Lui, Dio ha reso suo Figlio simile a noi, questo è sorprendentemente bello ed è dono prezioso. Nelle ultime parabole, infatti, parla del valore inestimabile del regno, gli esempi portati sono il tesoro e la perla, in entrambi i casi ciò che era nascosto è stato trovato, poiché è stato svelato in quanto Dio l’ha reso simile, e la gioia di averlo trovato è necessaria e sufficiente a vendere tutto per comprare quel valore prezioso. Come dice Matteo «voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli». Il «siate perfetti» è correlativo a «siate simili a».
L’opera di Dio è preziosa anche perché egli non la impone ma la propone, la pone davanti alla nostra libertà, è talmente preziosa che Dio ci permette di dire no. Ma cosa può farci dire di no davanti dono di inestimabile valore che è Cristo? «All’udire ciò, il giovane se ne andò afflitto, perché aveva molte ricchezze», questo rischio lo corriamo tutti, ecco perché l’esempio del re Salomone è più che mai attuale. Egli è stato capace di valutare la sua situazione e il suo compito e a chiedere quello che gli serviva per raggiungere il bene e guidare la sua libertà: il discernimento, «concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male». Diversamente da Adamo ed Eva che cercano di carpire la conoscenza del bene e del male, Salomone la chiede. Un cuore saggio e intelligente che Dio attraverso Cristo concede a ogni scriba (cercatore della felicità e volontà di Dio attraverso le scritture) che deve diventare discepolo del regno dei cieli. A questo punto il «cercante» divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa, cioè a Dio Padre.