Nello scambio delle esperienze vissute con la Madre, soprattutto nell’ultima malattia, sia tra noi sia con gli amici del monastero, c’è però una parola che emerge e che meglio rivela la sua testimonianza di vita: la bellezza. Innamorata della bellezza spirituale, Madre Margherita Maria fin da adolescente si è lasciata at- trarre dal Signore Gesù nell’ambiente semplice e profondamente cristiano della sua famiglia. Guidata dal suo parroco, don Francesco Labate, ha iniziato un percorso d’intensa vita di fede, attingendo alle sorgenti dei grandi santi e mistici della Chiesa: Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, Santa Teresina del Bambino Gesù, San Francesco di Sales.
La sua vita, sempre più penetrata dalla luce dello Spirito, ha trovato la sua pienezza nella consegna totale di sé all’amore di Dio nella professione religiosa fatta nel nostro Monastero il 1° maggio 1972 all’età di ventitré anni. «Seguirti, essere con te, è la cosa più grande…Vorrei poter ricordare, e anche testimoniare agli altri che è già ricompensa infinita poter seguire Gesù», scriveva nei suoi appunti.
«Che tutto il mio essere dica che ti appartengo – scriveva la Madre – che il Signore sia sempre con me e che io sia con Lui, in ogni momento, in ogni azione…Che sia Lui il punto di riferimento a cui guardo sempre, an- che nei miei rapporti con le creature ». Si restava colpiti, infatti, dalla singolare “grazia” che emanava dalla sua persona; il suo tratto umile e modesto, il tono della sua voce, il modo semplice ed elegante insieme con cui si rapportava, la sua delicata attenzione ad ogni minimo bisogno altrui, irradiavano intorno a lei un raggio della bontà di Dio. Erano, infatti, la sua profonda vita spirituale e l’intima comunione con Dio che la portavano a pensare e ad agire con amore e nell’amore. Il segreto però di tutta la vita di Madre Margherita, quello che lei sentiva come il compimento della sua vita e vocazione, è stato il suo “sì” ad una particolare ispirazione di Dio: il trasferimento del nostro monastero dal centro di Reggio Calabria ai Campi di San Nicola a Ortì. Lei stessa così lo racconta nel suo ultimo scritto, composto in ospedale: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va». Dopo questo “sì”, il Signore nel 2014 l’ha chiamata a rispondere con un altro “sì”, giunge infatti la prova. «È un mistero – scriveva – ma mi pare di capire che non c’è altro modo per l’uomo di manifestare l’amore all’infuori del soffrire per la persona amata». E Madre Margherita Maria ha risposto con umile generosità.
Testimone dell’ultimo periodo della vita della Madre, è stato don Giorgio Busa, cappellano dell’Istituto Clinico “Humanitas” di Rozzano, il quale in uno scritto appunta: «Rendo grazie a Dio per l’esperienza che ho potuto vivere in questo tempo in cui Madre Margherita Maria ha raggiunto la pienezza della vita consegnandosi all’amore del Padre. Già l’anno scorso, quando venne in “Humanitas” per il delicato intervento chirurgico, ho potuto apprezzare le sue doti e la sua fede certa. Fu proprio nel reparto di terapia intensiva che vidi per la prima volta nostra Madre quando ancora non la conoscevo. Era da poco stata operata e mi colpì vedere una paziente sorridente e serena che mi accoglieva con gioia. Era già affidata e disponibile a fare tutto quello che Dio aveva in cuore per lei. Era sempre grata per le attenzioni mediche e infermieristiche che le venivano fornite. Visitavo ogni giorno Madre Margherita Maria per la Santa Comunione che riceveva come il dono più prezioso della giornata. Non l’ho mai sentita lamentarsi, anche se l’intervento era stato molto impegnativo e i dolori erano forti. Mi confidava solo le cose belle e qualche piccolo passo avanti nello stare meglio. Il pensiero era sempre al Signore e in mano aveva sempre la corona del Rosario. Poi il ricovero di quest’anno. La ma-lattia era progredita e il quadro clinico molto complesso e compromesso. Ora il dolore fisico si faceva più lancinante eppure mai un lamento ». Una vera testimonianza di fede.