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«Nel silenzio tutto fu chiaro»

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Un camice bianco e una stola viola, la novità del cuore nel cammino verso la vicina Pasqua. Avvenne tutto all’improvviso e… come era difficile restare dentro quell’abbraccio, allora! Dio allora ti raggiunge con la sua Parola e, nella meravigliosa comunità del “Divin Soccorso”, impari a conoscerlo e servirlo. Poi non solamente il «ti voglio più vicino» ma il «ti voglio sacerdote».

Ancora mi pare di sentire quell’aria calda di luglio a Santa Venere, il richiamo della povertà che è grido alla giustizia e insieme canto di libertà. Il mondo della città non conosce quel canto. Quel canto attraversa come il vento leggero le spighe di grano pron- te alla mietiture ed è ostia radiosa, che rifletteva questo universo di povertà e nella quale si tuffavano sguardi di anziani e bambini.
La voce di Dio, viva ed efficace, faceva breccia e sussurrava: «La messe è molta e gli operai sono pochi…» È stato un attimo, lo stesso attimo in cui, due giorni prima, quella grande croce all’ingresso della chiesa mi aveva parlato: «Tu sarai le mie mani e i miei piedi per il mondo, la mia libertà di amare», e mi chiedevo: «Come? » È stato un attimo, poi il nascondimento del seme e l’indefettibile pazienza del seminatore. «Quando sarai veramente innamorato, tutte queste paure passeranno in secondo piano», mi aveva detto un giorno fratel Massimo ad Assisi.
E fu proprio così! L’amore mi aveva raggiunto e condotto con forza e dolcezza nel deserto dei «liberati», dove abita la voce del silenzio e la certezza della promessa: «Ti farò mio sacerdote per sempre, nella fedeltà e nell’amore». Piano piano, aiutato da un sacerdote amico, riuscivo a legare, come tanti tasselli, i segni di Dio che, lungo la mia storia, mi chiamava a dare la vita per il suo gregge… e così, dopo il fidanzamento umano, quel- lo divino! Mi tuffai e furono cinque indimenticabili anni di seminario, in quella collina di Modena, dove il sole appariva presto e il rosso del tramonto, filtrando dai vetri della cappella, rifletteva nell’ostia radiosa il volto del Padre. Poi gli studi al Giovanni Paolo II di Roma e la gradevole ospitalità orionina, poi le diverse comunità che ho servito in questi vent’anni con libertà di cuore e con i miei tanti limiti. C’è sete di amore!
C’è un mondo assetato e tu sei lì, nel mezzo, come Cristo, scorto da brandelli di povertà, atteso da occhi accecati da abbaglianti amori, toccato da mani che conoscono ogni giorno il sapore acre del tradimento e tu sei lì, nel mezzo! Si, sono un pastore che insieme al suo popolo si sforza di riscrivere ogni giorno le pagine di una nuova storia, la storia dei paradossi evangelici. Il mondo non comprende certe scelte, non conosce la novità del vangelo. Eppure ogni cellula del mio corpo protende verso questo disegno che ti chiede tanto ma che ti realizza profondamente.
Quando stringo il Corpo di Cristo nelle mie mani inadeguate sento la bellezza del mio dono nel suo dono.
In un mondo assetato di verità, «chiamato per essere specchio di speranza»