Si manifesta là dove il potere si fa opprimente. Davanti a minacce mosse in nome di ideologie totalitarie, come si trova il coraggio di dire ciò che si pensa o addirittura si osa pensare? Non essere d’accordo con chi detiene il potere fa correre rischi mortali per sé e per le persone care. M la paura è molto più generale, la sua presenza si può rivelare sia dietro le timidezze che dentro molti atteggiamenti aggressivi». Si ha paura dell’altro, si ha paura del futuro, anzi molte volte il paradosso è proprio questo, l’altro e il futuro che dovrebbero rappresentare i “luoghi” di opportunità, di realizzazione e di pienezza di vita, diventano, invece, fonti di paura, poiché imprevedibili, difficili da decifrare, non garantiscono nessuna affidabilità. La pienezza della vita come orizzonte della fiducia viene continuamente sostituita dalla morte che rimane così l’orizzonte della paura. I passi del cannino verso questo orizzonte si fermano e la bocca tace. Esprimersi, confidarsi, vuol dire esporsi al giudizio degli altri, rischiare di essere niente ai loro occhi e di perdere valore anche agli occhi degli amici.
Così si tace, a meno che non si abbia la possibilità di apparire forti diventando minacciosi per gli altri. Ma siamo sicuri che siamo ristretti e legati queste due possibilità? Che non ci sia un’altra strada e che il coraggio non sia solo espressione di una forza che minaccia l’altro per non essere schiacciato? La parola di Dio della XII domenica del Tempo Ordinario ci propone un’alternativa, la fiducia nella presenza di Dio come antitodo alla paura e via alla libertà e alla felicità. Questa è stata l’esperienza del profeta Geremia che doveva denunciare il peccato e annunciare la catastrofe a delle persone cieche e sorde. Davanti a chi sentendosi minacciato reagisce emarginandoti, mettendo in pericolo la tua vita, la tentazione è quella di rinunciare, di lasciare stare, di perdere ogni fiducia. Ma proprio in questo momento ci si accorge che avere fiducia non significa non significa confidare nell’uomo ma in Dio: «Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, … che libera la vita del povero dalle mani dei malfattori». Gesù stesso affronta il tema della paura con i suoi discepoli, nel discorso missionario, dando indicazioni ben precise.
Nessun uomo deve avere paura di un altro uomo, non bisogna temere poiché ogni uomo deve confrontarsi con una verità al di sopra di lui, che viene svelata dalla parola di Gesù, questa parola che è stata consegnata ai suoi discepoli deve essere proclamata apertamente (nella luce), in ogni luogo e a tutti (sui tetti). Come primo rimedio alla paura alla paura Gesù propone l’annuncio della parola, la fiducia nasce, infatti, da quello che lui rivela. La vita di ogni uomo, in ultima analisi, non dipende dagli altri uomini, e se veramente ci deve essere timore, questo deve essere nei confronti di Dio, poiché ha il potere di far perire e il corpo e l’anima nella geenna. È necessario eliminare l’ansia e la paura dell’altro e del futuro attraverso la conoscenza del potere e la volontà di Dio. Un Dio che non è né distante né disattento, ma che si preoccupa anche di quelle cose che agli occhi degli uomini potrebbero sembrare secondari o ininfluenti. Se nella stima umana la vita di due passeri ha il valore di un soldo, nel cuore di Dio la vita degli uomini vale molto più di molti passeri. Un Dio che non si preoccupa solo dell’anima ma anche del corpo, poiché anche i capelli del capo sono contati. La paura dell’orizzonte della morte che è entrata nel mondo attraverso il peccato di uno solo, molto di più, come il valore che l’uomo ha avuto agli occhi di Dio anche quando era nel peccato, è stata eliminata dal dono di grazia di Dio si è riversato e si riversa su tutti gli uomini attraverso la persona di Gesù Cristo. Il coraggio di cui si parlava all’inizio non è una forza umana che sorge nell’uomo all’improvviso attraverso la coscienza del suo potere, ma un dono che nasce dalla fiducia che Dio ha donato a noi attraverso il sacrificio del Figlio Gesù Cristo. «La speranza, poi non delude, poiché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Dio dimostra il suo amore … Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi, nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» – Scrive l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani.