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Aprire il cuore all’opera dello Spirito

{module AddThis}Perché pensare che l’uomo debba aspettare un’altra vita per essere felice guardando il dono di grazia solo come chiave di accesso alle porte del paradiso? Tutte queste domande hanno come prima funzione di ricordare ai cattolici stessi che la natura e la funzione della chiesa è quella di essere segno e guida per il mondo non solo attraverso l’azione, ma anche attraverso la celebrazione, anzi il vero cristiano sa che il suo agire dipende dal suo celebrare. Per questo motivo è necessario oggi più che mai riascoltare e obbedire il mandato di Gesù che ci ripete di nuovo: “Pace a voi, come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”; è necessario fare esperienza dello stesso dono che il Risorto ha fatto ai discepoli: «Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”».
Non abbiamo bisogno di sopravvivere, ma di vivere, di sentirci vivi, di percepire che la vita è in noi, che noi la possiamo comunicare. Lo facciamo per istinto ma è necessario farlo coscientemente, poiché la vita va liberata, sentire che essa ci rende vivi solo se noi la rendiamo libera. È importante percepire che la vita scorre dentro di noi, ma che solo noi possiamo far scorrere la vita, sperimentare la gioia di ricevere la vita come dono e la gioia di donare la vita, l’esigenza di amare ed essere amati, di sentirsi unici e nello stesso tempo parte del tutto, di accogliere ciò che ci manca per donare quello che siamo. Tutto questo non è una dolce poesia o un puerile desiderio, ma la nostra natura, la nostra umanità, la nostra creaturalità, che ci viene rivelata se siamo capaci di guardarci, se guardiamo gli altri, se guardiamo noi negli altri e gli altri in noi, se insieme guardiamo Dio e ci guardiamo in Dio. Partecipi di questa rivelazione possiamo contemplare e dire insieme al salmista: “Benedici, il Signore anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! La terra è piena delle tue creature”, sono grandi perché sono vive, perché tu dai loro il tuo Spirito. Signore tu sei grande perché doni lo Spirito che ci fa vivere e ci fa sentire vivi. Signore tu sei grande perché ci trasformi in sorgenti di vita: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, come dice la scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38); “Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più ste in eterno, anzi l’acqua che io gli darò diventerà sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14); “Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato glorificato” (Gv 7,39).
Nessuno può parlare dello Spirito santo senza dire che lo Spirito è vita e dà vita. “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla” (Gv 6,63). Per questo, qualunque riflessione la Chiesa possa fare e qualunque impegno concreto possa prendere deve necessariamente poggiare su questa consapevolezza che sperimenta nella liturgia, sulla certezza che la vita è in Dio e solo lui può donarla continuamente: “Se togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra.”. Celebrare la Pentecoste significa celebrare la vita, partecipare alla vita stessa di Dio, non solo dare una risposta, ma offrire una possibilità a chi è caduto nel paradosso di vivere la vita attraverso la morte, sacrificando la sua vita per far morire gli altri, a chi ha paura di essere raggiunto dalla morte e si mette a rincorrerla, a chi ha smarrito il desiderio di cercare la vita perché non ha più il coraggio di farsi trovare dalla vita. Celebrare la Pentecoste significa dare un’opportunità a chi non più capace di capire che il peccato è l’ostacolo della vita perché rompe la comunione con Dio. In un mondo che ha perso il senso del peccato e ignora gli effetti devastanti che esso ha nella vita di ogni uomo e in quella dell’intera comunità è necessario ricordare il pericolo e il potere di queste conseguenze, ma soprattutto e necessario annunciare il “rimedio” che Dio ha posto mandando Gesù e i suoi discepoli. Per capire quanto il peccato si oppone alla vita basta ricordare brevemente qualche passo della Bibbia, nell’Antico Testamento il Libro della Sapienza afferma: “Ma per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza colo che gli appartengono” (2,24); nel Nuovo Testamento S. Paolo dice: “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e con il peccato la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti gli uomini hanno peccato …” (Rm 5,12); “Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 6,23). In Cristo Gesù il dono dello Spirito viene donato a noi per la remissione dei peccati e per la vita eterna, che inizia nel momento in cui apriamo il nostro cuore perché sia trasformato e vivificato.