«L’icona – dice Letizia mentre ha lo sguardo rivolto verso la tela che raffigura San Giorgio – è una questione di linguaggio.
I soggetti dipinti hanno sempre qualcosa da dire a chi contempla. Non sono statici nel loro “mondo”, parlano e lo fanno anche attraverso la postura. I volti frontali o di tre quarti, raramente si vedono di profilo e soprattutto i soggetti non sono mai dipinti con le spalle rivolte a chi guarda».
Il personaggio principale, nell’icona dipinta su tela dalla Di Lorenzo, è San Giorgio. Accanto a lui, la principessa preda del male; poi – nella parte sinistra – il cavallo e gli abitanti della città che si trovano nel castello.
In basso il drago, simbolo del male, avvolto dal blu intenso del mare. Nella Sacra Scrittura, il mare spesso è simbolo dell’opera demoniaca e distruttrice. Tutti i personaggi mostrano non un volto frontale, ma leggermente ruotato, come «volessero indicare qualcosa, qualcuno» – precisa Letizia. Sta, in questo “parlare” attraverso i simboli, la bellezza dell’iconografia.
Chi contempla, cerca e scopre un senso, non soltanto artistico, ma esistenziale e spirituale.
Il motivo leggendario di San Giorgio che lotta con il drago è stato tema prediletto da artisti di tutti i paesi del mondo. San Giorgio impersona, nella tradizione della Chiesa d’oriente, la lotta contro il male, la testimonianza della vittoria: è la sua apertura alla luce divina a infondergli una forza invincibile.
Quest’opera è caratterizzata dal tono squillante del rosso del mantello del santo, che esprime un singolare contrasto con il bianco perlato del cavallo, il giallo limone e ocra delle rocce e le tonalità azzurro del vestito. Colori e movimenti introducono il passante che osserva nel mondo di una contemplazione, che diventa ascesi. San Giorgio – ricordato dalla Chiesa il 23 aprile – è il patrono della città di Reggio Calabria. Le prime narrazioni documentate della vicenda del santo, che affronta e uccide il drago, risalgono al VI secolo.
Si racconta – e attraverso l’icona è possibile immaginare la storia intera – che in un lago viveva un drago, che terrorizzava la gente del luogo; e perché non distruggesse la città il popolo gli offriva in pasto una fanciulla al mese, fino a che questo amaro destino toccò alla figlia del re. Quando la giovane stava per essere data in pasto al drago, spuntò da lontano un cavaliere cristiano di nome Giorgio, che riuscì ad affrontarlo e a tagliarli la testa con un colpo di spada.
È fin troppo palese che in questa leggenda si mescolino tracce di cristianesimo e tradizioni del tempo. Contestualizzando la figura di San Giorgio nell’oggi della nostra storia, è possibile fermarsi e chiederne l’intercessione per la città di Reggio, per la Chiesa, per ogni uomo. “Quel” drago è sempre in agguato: insidia, opera in modo occulto, crea divisioni e paure; ma il bene può trionfare, può vincere con la forza della preghiera e della fede.
Gaetana Covelli