La messa del Crisma è perciò insieme la festa della Chiesa e della sua unità. Intorno all’altare della cattedrale che rappresenta la chiesa reggina–bovese, tutti siamo chiamati a celebrare l’unico mistero di Cristo, altare vivente e sacerdote eterno.
In questa cattedrale, noi riceviamo gli oli santi che si diffondono all’intera diocesi come da un’unica fonte sacramentale, frutto dell’unico sacramento della morte e risurrezione di Gesù Cristo.
Nei sacramenti che si riceveranno nel corso di quest’anno, si compirà così una discesa dei santi oli sull’intero corpo della Chiesa, rivivendo e attuando sacramentalmente il canto del salmo 133. Portare nelle parrocchie gli olei consacrati in questa messa, significa essere servitori della vita, infatti, portando in tutto il corpo della Chiesa questi olei, in particolare il Crisma, ci mettiamo a servizio dell’unità fraterna della Chiesa, che è basata sul capo e vive della forza che da lui proviene. Per questo motivo, la giornata di è la festa dei sacerdoti, che hanno fatto di questo “portare” il senso della loro vita e della loro missione.
Portare agli uomini la salvezza, fasciare le piaghe dei cuori trafitti, ungere le ferite dell’umanità sofferente e trasmettere la libertà dello spirito che l’unzione del santo olio conferisce, è questa la missione del sacerdote. Questo “portare” allora si incarna nel nostro “uscire” per andare incontro all’umanità in tutte le situazioni della vita.
Allora la consacrazione degli olei si caratterizza più marcatamente come la celebrazione di una Chiesa che come dice papa Francesco vuole uscire dai suoi recinti per portare il profumo di Cristo a tutti gli uomini di buona volontà. Non solo un olio per celebrare e santificare, ma anche un olio per consolare e donare speranza a tutte le persone che popolano le periferie esistenziali del mondo e forse oggi frequentano meno le nostre chiese. La messa del Crisma è allora una messa che si caratterizza dal suo forte impulso missionario, gli olei che oggi si ricevono non devono marcire nelle sacrestie, ma devono essere consumati sulla viva carne della gente che soffre, spera e che guarda alla Chiesa come all’autentica testimone del Signore Gesù Cristo che si compromette senza paura dei novelli sinedri che le nostre società laccate di perbenismo hanno eretto a difesa di privilegi e immunità.
Allora la Messa del Crisma, vissuta con queste caratteristiche avrà una valenza profetica e l’uscire della Chiesa, non sarà un andare alla rinfusa per le periferie esistenziali del mondo alla ricerca di ostentata visibilità, ma invece sarà un “uscire” per ricercare un centro, da cui trarre nuova forza e nuova vitalità e questo centro non può che essere Cristo.
Rinnovare le promesse sacerdotali per i presbiteri della Chiesa di Dio è ritornare a quel centro da cui promana ogni forza, ogni missione, ogni speranza.
Antonio Cannizzaro