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Sant’Agostino: migranti e famiglie in preghiera

viacrucis

È dire a noi stessi e ai nostri fratelli, a quelli che incontriamo abitualmente in chiesa ed a quelli che stanno sulla soglia o vi sono lontani, che siamo in cammino verso la Pasqua di Gesù, Pasqua di passione e morte e, poi, Pasqua di risurrezione».
La chiesa è il luogo della preghiera, delle celebrazioni religiose; la piazza è il luogo dove si svolge la vita civile, con le molteplici attività ed iniziative laicali. Ed è significativo che questa celebrazione in piazza sia stata ideata proprio da laici e da loro sia venuta anche la proposta di darle una duplice tematica, un duplice sfondo di attualità: i migranti e le famiglie, due categorie in apparenza tanto diverse tra loro, ma strettamente collegate per una molteplicità di problemi che devono affrontare.

E, nell’accostare famiglia e migranti, lo sguardo è andato alla Famiglia di Nazaret. Il Vangelo ci presenta in dettaglio la dura, dolorosa vicenda della Sacra Famiglia fin dal suo primo costituirsi, costretta ad emigrare, anzi a rifugiarsi, a scappare in Egitto col Bambino, minacciato dalla spada di Erode. Essa apre la via a milioni di famiglie dei nostri giorni, costrette ad avventurarsi verso l’ignoto da ogni parte del mondo, dall’altra sponda del “Mare nostrum”, per approdare sulle nostre coste e nei nostri porti, compreso quello della nostra Reggio.

Il momento di preghiera, promosso dall’Ufficio “Migrantes” e dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare, si è svolto seguendo, nel tragitto delle quindici stazioni, la Croce di Lampedusa.