{module AddThis}«Trovò egli nella Catona un piccol battello – scrive padre Cozzolino – che dalla Sicilia si era ivi portato, a I far carico di legname, per trasportarlo a Messina. Al Padrone di esso, che avea nome Pietro Coloso, chiese per carità Francesco, il volerlo sopra il suo legno condurre nell’Isola. Scortese il Marinajo, gli disse, che non potea condurlo sul suo battello, senza danajo. Replicò Francesco, che danajo per appunto ei non avea, con che pagarlo. E il Marinajo soggiunse, che barca ei non avea, con che condurlo». Il Santo non si perse d’animo e, raccoltosi in preghiera, pensò di realizzare una piccola zattera, vi montò sopra con i due frati che lo accompagnavano e, utilizzando il proprio mantello come vela e il bastone come albero maestro, attraversò lo Stretto». Nel luogo del miracolo venne fondato, ad opera dell’arcivescovo Gaspare dal Fosso, un convento dei Minimi con annesso un ospizio dei pellegrini. I Minimi erano già presenti nel territorio della diocesi con un convento sito a Sud della cinta urbana di Reggio nella contrada Dragonieri voluto dallo stesso arcivescovo che apparteneva a quell’ordine. La zona costiera di Catona nel corso della seconda metà del XVI secolo ebbe tuttavia a subire, come la vicina città di Reggio, numerose incursioni da parte delle armate turchesche e il convento di Catona venne incendiato dai turchi nell’anno 1594. L’arcivescovo Annibale D’Afflitto si adoperò per la sua ricostruzione e fu determinante l’impegno preso dalla principessa Giovanna Ruffo che, nel capitolo generale di Barcellona dell’anno 1629, si impegnò, acquisendo il titolo di «fondatrice se avesse ricostruito il convento e assicurato la rendita per il mantenimento di 12 frati». Il legame tra la comunità dei Minimi con la popolazione di Catona venne accolto benevolmente dal papa Clemente X che, nell’anno 1671 restituì il convento ai frati. L’impegno dei Ruffo venne ripreso sul finire del 600 dopo la ripresa economica dovuta a proficue operazioni finanziarie, condotte da Francesco Maria, che riuscirono ad «eliminare i debiti accumulati dalla madre e dalla nonna». Nel convento di Catona, sul finire del XVII secolo, operò intensamente padre Girolamo da Santo Stefano d’Aspromonte, che dapprima fu vicario e, in seguito, rettore. Dopo aver operato intensamente per la riapertura del convento dimostrò una grande carità verso il popolo, e «si vuole che diversi infermi, da lui visitati, abbiano sollecitamente acquistato la sanità non appena egli poneva la mano sul loro capo». A causa del terremoto del 5 febbraio 1783, come si rileva da alcuni documenti conservati presso l’archivio diocesano di Reggio Calabria– Bova, «il menzionato convento cadde in parte ed il rimanente, che rimase in piedi, colla Chiesa sono talmente aperti, e fracassati, che si resero inabitabili». Lo stato del convento venne descritto in una lettera inviata a Giacinto Dragoneri, della Regia Camera di Santa Chiara in Napoli: «Nella villa della Catona pertinenza di Terra di Fiumara di Muro, che fu ben anche soggetta alla istessa disgrazia, vi è il convento di San Francesco di Paola in cui vivono cinque religiosi, cioè due sacerdoti, due laici, ed un chierico e tiene di annua rendita ducati trecento trenta tre e grana cinquantasette senza lo spirituale; e di pesi per pagamenti. Come sopra dicasi trecento quaranta cinque, e grana settanta». La situazione economica era un dato rilevante per valutare il peso economico della struttura, ai fini dell’acquisizione delle rendite della cassa sacra destinate alla ricostruzione. In un terreno donato da Giorgio Miceli, con i fondi raccolti dalla popolazione venne edificata una chiesa baraccata con annesso l’alloggio per la comunità dei frati costituita dal padre Giuseppe Melagrana e dal padre Francesco Ionadi. Nell’anno 1798 la costruzione provvisoria venne sostituita da una costruzione realizzata con struttura muraria in pietra. A seguito della soppressione degli ordini religiosi, per il decreto del 7 agosto 1809 di Gioacchino Murat, i Minimi dovettero abbandonare il convento. Nell’anno 1849, con la costituzione della Congrega, venne costruita una nuova chiesa che, a causa di cedimenti strutturali venne ricostruita nell’anno 1875, nel sito oggi occupato dall’attuale chiesa, ricostruita dopo i danni del terremoto del 28 dicembre 1908 e, dopo alterne vicende, portata a termine sul finire degli anni trenta del ventesimo secolo. Nell’anno 1949, l’arcivescovo monsignor Antonio Lanza, accogliendo le istanze della popolazione di Catona, riaffidava ai padri Minimi la gestione del santuario che ne ripresero il possesso il giorno 28 agosto con una solenne celebrazione liturgica.