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Incontri di riflessione per “Famiglie ferite”

sant'antonio

Promotore del Gruppo il Direttore dell’Ufficio Famiglia Diocesano, Don Simone Gatto. Cortese ospite dell’iniziativa il Centro Famiglie Collina degli Angeli, presso il Santuario di S. Antonio.Per il Gruppo, non a caso, si è scelta la denominazione “Famiglie ferite”.
Perché il valore cristiano della famiglia deve costituire la stella polare che orienta il cammino di chiunque, anche in presenza del più aspro e doloroso dei conflitti.
Perché la ferita , anche se per definizione sanguina, può essere sempre rimarginata, se si rimane nel sentiero della Parola. Fanno parte del Gruppo persone che vivono la perdita del loro nucleo familiare da molto tempo, come da poco tempo, che hanno scelto di vivere o che si sono trovate “sole”, che sono “accompagnate” nel loro cammino, che hanno figli o no. L’attività che il Gruppo svolge consta in una parte di catechesi, indirizzata, cui segue un confronto tra i partecipanti che parte dalla Parola letta fino ad arrivare all’esperienza vissuta da ciascuno. Il rapporto con i figli, quello con il proprio originale compagno, o con l’eventuale nuovo, la solitudine fisica o psicologica, costituiscono il principale terreno di confronto delle esperienze di ciascuno dei partecipanti. L’attualità di questa esperienza trova il suo immediato riscontro, da ultimo, nell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” , scaturita dal Sinodo dei Vescovi del 2015, nell’ambito del quale la tematica delle famiglie ferite ha trovato ampio spazio. Ci sono due parole la cui declinazione può fare comprendere il senso profondo di questa esperienza. La prima è “accoglienza”. La seconda è “dignità”. Chi viene privato del sommo bene della propria famiglia non ha più una “casa” , talvolta anche in termini fisici , sempre in termini psicologici e morali. “Amoris laetitia” esorta all’accoglienza. Solo l’accoglienza può essere il primo passo di un percorso che porta al recupero della dignità. Se è vero che nessuno può essere oggettivamente “leso” nella sua dignità di essere umano; chi perde la propria famiglia spesso avverte, soggettivamente, una sorta di sopravvenuta inadeguatezza, una caduta di autostima che conduce all’autoemarginazione, all’isolamento. L’accoglienza e l’accompagnamento che la piccola grande comunità delle Famiglie Ferite della nostra arcidiocesi offre, è la prima risposta a questo silenzioso grido di dolore.
Il Gruppo “Famiglie Ferite” dell’arcidiocesi di Reggio Calabria- Bova