Uscendo dal seno del Padre per diventare dimora per l’umanità, ha percorso tanti chilometri per incontrare tutti i peccatori. Pellegrino e pastore come era stato profetizzato dai testi dell’Antico Testamento, in modo particolare dal salmo 23: “Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Nell’andare dell’uomo alla ricerca della felicità, nel suo divenire attraverso la chiamata alla somiglianza, è necessario non solo percorrere la strada giusta ma anche appoggiarsi alla presenza di Dio che cammina accanto a noi.
Il profeta Isaia riprende il tema dell’amicizia tra Dio e l’uomo e lo applica concretamente al popolo d’Israele che abita la terra di Zabulon e Neftali, perla di una svolta improvvisa tra il passato e il futuro. Questa svolta è provocata da una “grande luce”, una luce che rifulse. È la luce a portare la gioia e la libertà, elementi necessari nel cammino della vita. È una luce liberante, l’unica capace di spezzare i diversi gioghi, le sbarre e i bastoni che oggi, come allora, opprimono l’umanità. Quante volte questi ultimi due li abbiamo visti alzare come ricerca e simbolo di rivoluzione, li ha tenuti in mano gente bisognosa e desiderosa di libertà, ma li abbiamo visti nello stesso tempo “abbassare” da chi detiene il potere per obbligare, costringere, opprimere togliere la libertà e la dignità. Oggi, il diritto, la giustizia, la verità e la libertà hanno un nuovo simbolo, questa luce immensa che chiede di essere riconosciuta e vincere le tenebre per diventare, come ci ricorda il salmo, “Il Signore è mia luce e mia salvezza”. Oggi questa luce che è la vita degli uomini può ancora splendere perché la “luce vera”, quella che è venuta nel mondo può illuminare ogni uomo. La luce è diventata carne ed è venuta a camminare con noi, è diventata guida, strada e compagno.
Quando l’umano che annuncia il divino viene fatto tacere, “avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, il divino entra sempre più nell’umano per poterlo riscattare, “Gesù lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao perché si adempisse ciò che aveva detto il profeta Isaia: “su quelli che dimoravano in terra straniera e in ombre di morte una luce si è levata. Da allora Gesù cominciò a predicare”. Chi camminava nelle tenebre, chi era sotto l’oppressione, chi sperimentava il dominio della morte forse avrebbe voluto un altro ingresso di Gesù nel mondo e magari un’altra modalità, ma Gesù sorprende con una frase che nella sua brevità e nella sua semplicità diventa il programma della sua missione e l’obiettivo della nostra vita. Ci parla di una realtà che è stata desiderata, richiesta, annunciata e che finalmente è diventata vicina: il regno di Dio. Questa vicinanza non è nell’ordine del tempo o dello spazio, ma della relazione, lo spazio e il tempo sono stati riempiti dalla presenza di Dio, e allo spazio e al tempo dell’uomo viene proposta una presenza liberante che richiedo una risposta di libertà. Ed è in questa dimensione che entra in gioco l’invito e l’ordine di Gesù: “Convertitevi”. Una proposta che volutamente viene lasciata in sospeso, in cerca di una risposta, di un’apertura, di una conoscenza e di un’accoglienza. La conversione, infatti, non è solo un atto puntuale, una svolta improvvisa, ma un atteggiamento continuo e progressivo di ritorno a Dio che nell’oggi “feriale” rivelato in Gesù Cristo attraversa le nostre strade. Gesù rivela un Padre che attende, non solo la conversione impossibile del peccatore, ma il ritorno del Figlio che ha inviato nel mondo non per giudicare il mondo, il ritorno del Figlio che è venuto a cercare e a salvare chi era perduto. IL Figlio che percorre “il suo cammino”, nella vita degli uomini e li chiama: “seguitemi vi farò diventare pescatori degli uomini”. Un appello non comune, promette ma nello stesso tempo chiede, in continuità con il suo primo annuncio Gesù chiede che vengano cambiati i punti di riferimento, nella ricerca della felicità, del senso della vita, del regno di Dio nasce una “nuova strada” ed è Gesù che la apre e inizia a percorrerla. La sequela concretizza e realizza la conversione, l’appello di Gesù non violenta mai la nostra umanità, i quattro fratelli erano pescatori e sono chiamati a rimanere tali, ma la orienta in modo nuovo e la riempie di un nuovo significato: “di uomini”.