Il Natale per i cristiani è la memoria dell’Incarnazione del Figlio di Dio fatto uomo.
Un mistero straordinario che ha messo in relazione diretta Dio e l’uomo, la condizione divina e quella umana, nel senso che Dio partecipa della nostra dimensione umana, anche delle condizioni più tragiche, e l’uomo viene elevato alla dignità di figlio di Dio.
Quell’evento ha distrutto la solitudine dell’uomo, ne ha cancellato la disperazione, ha riacceso per lui le luci della speranza e della vita.
Il cristiano che contempla il presepe legge nella fragilità di un bimbo e nella povertà e semplicità di una famiglia la verità di un Dio che si accompagna all’uomo, ne sposa le condizioni di vita e diventa così misericordioso, rendendosi capace di venire in aiuto di quelli che subiscono la prova (Eb 2, 18).
I cristiani a Natale celebrano questo evento unico nella storia umana e sanno che questo mistero si estende per tutta la storia dell’uomo e all’interno della vita ciascun uomo, di generazione in generazione. È l’evento che accompagna il divenire della storia.
L’Incarnazione in quanto condivisione di Dio con la vita dell’uomo, è un mistero in divenire perché sempre, sino alla consumazione dei secoli, accanto ad ogni uomo che soffre c’è Dio che soffre con lui: sarò con voi sino alla consumazione dei secoli. Ecco perché ogni anno parliamo di nuova nascita.
A Natale noi cristiani ci sentiamo incoraggiati a vivere e guardiamo con speranza al di là di ogni sofferenza e dolore, perché sappiamo che Dio sta sempre accanto a noi e soffre con noi, condividendo ogni nostro dolore e difficoltà.
Ai fratelli che non credono più o sono distratti dal consumismo imperante e cercano di riempire il vuoto di questa festa, ricca di luci e di fascino umano, sventolando i valori umani della bontà e dell’accoglienza, vogliamo dire che proprio la riscoperta del mistero cristiano ci aiuta a fondare sul mistero del rapporto di Dio con l’uomo tutti i valori umani, che vogliamo vivere a Natale per non sentirci soli e disperati.
A tutti auguri di buon Natale, soprattutto a chi soffre per malattia, per vecchiaia, per solitudine, per dissapori familiari, per perdita o mancanza di lavoro, per lontananza dai loro nuclei familiari.
Un pensiero particolare per i detenuti nelle carceri e per gli immigrati non cristiani, che partecipano per la prima volta alla nostra festa. Siate felici anche voi mediante quell’abbraccio che vi diamo in nome di un Dio che si è fatto bambino per stare accanto a noi.
Buon Natale.
+ p. Giuseppe
Vostro Vescovo