I bambini sapevano tutto. Erano i Ghostbusters. I giovanissimi della parrocchia «Santa Caterina e San Michele» si sono lanciati nell’impresa di girare il remake del film omonimo del 1984, per la regia di Ivan Reitman. È la storia di tre professori un po’ fuori dagli schemi che si occupano di paranormale. Cercano di sfruttare commercialmente l’esplosione di avvistamenti di fantasmi nella città di New York (nella parodia diventa «New Mott»). Si troveranno ad affrontare una super entità malvagia che si chiama «Gozer il gozeriano». Guidati dal loro parroco–regista, don Giovanni Gullì, che ha ideato e progettato il “remake”, i ragazzi hanno realizzato un film con trentacinque protagonisti di età compresa tra tredici e diciassette anni, impegnati nelle riprese: da febbraio a luglio scorsi. Alcune scene sono state girate presso archivio e museo diocesani. I giovani non hanno fatto solamente gli attori, ma hanno anche realizzato tutti gli accessori: divise, contenitore ectoplasmatico, zaini protonici, e hanno “modificato” la macchina del parroco. Per loro è stata una grande emozione vedere la piazza gremita leggere sullo schermo: «The new oratorio’s band presenta: Ghostbusters». La «prima visione» è stata proiettata nel cortile della scuola media il 12 agosto scorso, ma è stata necessaria una seconda, qualche giorno dopo, visto il numero di presenze. Sono stati distribuiti più di cento Dvd con la versione integrale del lungometraggio realizzato dai ragazzi, i quali, grazie a questa esperienza si sono avvicinati per la prima volta alle tecniche cinematografiche: recitazione, editing e doppiaggio, l’utilizzo di software per la creazione di effetti speciali in post produzione, delle riprese aeree fatte con drone grazie a Jonny Wild (Giovanni Selvaggio). Tutti gli animatori e i genitori dei protagonisti hanno collaborato nel supportarli e rifocillarli durante i giorni di intense riprese. «L’esperienza è stata appassionante e coinvolgente – racconta don Gullì – tutto il paese è ancora immerso nella dimensione dei Ghostbusters. I ragazzi si chiamano coi nomi dei protagonisti e la storia che abbiamo rivisitato è stata una straordinaria occasione di aggregazione».
Antonio Serra