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Alla ricerca del vero ben-essere

Alla ricerca del vero Benessere

{module AddThis}Nel brano che viene riportato nella ventesima domenica del tempo ordinario di questo anno liturgico gli stessi capi decidono di metterlo a morte con questa motivazione: “Perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città, e scoraggia tutto il popolo dicendo simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo ma il male.”. È interessante osservare che il termine presente nel testo in ebraico “Shalom”, è stato tradotto bene in italiano con il termine “benessere”, infatti il profeta sta parlando di una falsa pace, di una falsa sicurezza umana come può essere il benessere che cerchiamo ai nostri giorni. La denuncia di questo falso bene viene visto dagli uomini come la ricerca del male, ai giorni nostri diremmo mancanza di ottimismo.
La ricerca delle false sicurezze e la conseguente denuncia è parte integrante della predicazione di Gesù. Lo scopo fondamentale, infatti della sua predicazione è la conversione e l’avvento del regno di Dio, e questi richiedono necessariamente il rinnegamento delle false sicurezze. Queste ultime devono essere messe alla prova, cioè testate per verificare se sono in grado di garantire veramente la felicità dell’uomo. Per questo è necessario lo “strumento” adatto, il solo che può rivelare la loro debolezza e la loro impotenza a donare il bene all’umanità. Tenendo presente questa necessità si capisce meglio perché a un certo punto del suo cammino Gesù sente il bisogno di comunicare ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso.”, è il fuoco che prova la consistenza delle cose. San Paolo, infatti, ricorda ai Corinzi: “E se sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno lo farà conoscere, perché come fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno.” (1Cor 3,12-13).
Gesù attraverso la sua predicazione riprende quello che già aveva annunciato Giovanni Battista: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.” (Lc 3,16). Il fuoco del Battesimo dipende dalla vita donata da Gesù. La sua morte, nell’essere dono, mette in discussione tante cose, mette il discepolo davanti a una scelta in cui non c’è posto per il compromesso, per il politicamente corretto. La morte e la risurrezione di Gesù, il suo battesimo, richiedono una scelta netta, il dono della sua vita non permette nessun fraintendimento, nessuno deve correre il rischio di non sapere cosa scegliere, la chiarezza del dono costringerà il discepolo ad operare una divisione che toccherà le relazioni più strette, come possono essere i legami familiari. L’entrare nella dimensione e soprattutto nel cammino di cui ci parla la lettera agli ebrei, “deposto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, autore e perfezionatore della fede”, significa accogliere il dono che ci ha procurato sottomettendosi alla croce. Davanti alla croce nessuno potrà rifugiarsi nella “pace” di non scegliere o di trovare una via di mezzo. L’accoglienza di questo dono e il percorso delineato da questo cammino configureranno nuovi legami e costituiranno nuove famiglie.
È una scelta che riguarda il futuro, ma è una scelta che l’uomo può fare oggi senza paura di sbagliare, poiché gli vengono forniti tutte le capacità e gli elementi esterni. L’esperienza e la possibilità di osservare l’ordine naturale voluto da Dio lo portano a conoscere in anticipo se ci sarà pioggia o caldo, questo sapere gli permette di prepararsi ad affrontare la difficoltà che sta per venire. La costatazione di quest’esperienza permette a Gesù di concludere il suo discorso con due interrogativi che chiudono la pericope e chiedono al lettore di uscire dalla sua ipocrisia.
Così come è stato creato, in relazione alla natura e la relazione a Dio, l’uomo è stato messo nelle condizioni di coltivare questo legame, di crescere nella conoscenza che gli permette, in una certa misura, di prevedere attraverso quello che il presente gli mette davanti, ciò che è giusto per la sua vita. La vita i gesti e le parole di Gesù sono segni evidenti che invitano l’uomo a predisporsi al dono dello Spirito, il dono promesso dal Padre e donato con trepidazione dal Figlio: “Come vorrei che fosse già acceso”, e come sono angosciato, finché non sia compiuto”.
Il contenuto e la forma delle parole di Gesù invitano le folle e i discepoli a lasciare l’ipocrisia dovuta alle false sicurezze che si appoggiano alle relazioni temporanei e ingannevoli del mondo e a disporsi a ricevere il fuoco e lo Spirito del battesimo con lo stesso desiderio e lo stesso ardore di colui che è venuto a donarlo. Il fuoco dello Spirito, infatti permetterà a ogni battezzato di abbandonare l’uomo vecchio e di diventare uomo nuovo, di riconoscere e scartare la pace e i legami della terra, che nella loro “bontà” si rivelano insicuri e fallaci, e di aderire alla famiglia della Trinità, l’unico luogo dove anche la divisione ha l’opportunità di diventare comunione vera ed eterna.