{module AddThis}
All’interno della sua storia e dei suoi riti, vedere come Dio si rivolge agli uomini e come l’uomo risponde a Dio, come lo saluta quando ne prende l’iniziativa, ma non abbiamo lo spazio testuale.
In piccolo ci può aiutare il brano evangelico della IV Domenica di Avvento dell’anno C che viene comunemente indicato con il titolo “La visita di Maria alla cugina Elisabetta”.
Come tutte le pericopi estratte per la liturgia anche questa va contestualizzata per comprendere meglio il significato, la pericope è strettamente legata al brano precedente “dell’Annunciazione” e a quello seguente “Del Magnificat”.
Anche leggendo, velocemente, si può osservare che nella sua brevità il brano indica un’azione di Maria che richiede una spiegazione, così come la domanda di Elisabetta fa notare: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”.
È la domanda che si pone ogni persona quando riceve una visita, ma che si è posto anche il lettore quando ha appreso dal narratore l’urgenza di Maria di mettersi in cammino.
Nella sua composizione il brano ha un’introduzione (v. 39); la descrizione di Maria nella casa della cugina (vv. 40-41); la reazione di Elisabetta (vv. 42-45); prima parte della risposta di Maria (vv. 46-48).
La parte centrale costituisce il vertice del racconto sia per lo spazio, sia perché tutto è stato costruito per arrivare a questo momento e tutto quello che viene dopo, dipende da questo momento.
Il momento in cui Maria entra e saluta la cugina. L’autore non specifica la forma di saluto né le parole usate, ma con arte fa notare che il saluto di Maria suscita reazioni particolari e che porta Elisabetta a qualificare la cugina come “Benedetta” e “Beata”.
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria …….. fu piena di Spirito Santo”: che relazione c’è tra il saluto di Maria e lo stato di Elisabetta?
Difficile rispondere ma un pensiero collega la nostra mente al brano precedente, anche lì la visita dell’angelo Gabriele con il relativo saluto era legato al dono dello Spirito Santo.
Forse non è così sbagliato pensare che il saluto di Maria sia legato al saluto dell’angelo e in qualche misura ne rappresenti l’estensione salvifica della presenza di Dio.
Cioè quel “Piena di Grazia il Signore è con te” diventa espressione dell’essere di Maria che si manifesta nella sua presenza e nel suo saluto; quell’”Avvenga di me secondo la tua parola” si è realizzato e si sintetizza ora nel saluto che in questo caso comunica non solo le intenzioni, ma l’essere stesso di Maria.
Si capisce così, la reazione di Elisabetta che, attraverso lo Spirito Santo, non solo comprende, ma riesce a esprimere.
Comprende la trasformazione di Maria (Benedizione) causata dal “frutto che porta nel grembo” e dichiara che questa conoscenza è dovuta alla voce del saluto. Rivela, inoltre, la beatitudine di Maria come risultato della benedizione e della fede nell’adempimento della parola di Dio.
Tra la benedizione e la beatitudine, Elisabetta pone “la domanda” che in parte ha la risposta nelle stesse parole poiché la visita di Maria suscita in lei tale reazione.
In parte viene completata dalle parole di Maria che con il canto del Magnificat loda e ringrazia Dio nella casa di Elisabetta.
E quest’ultima parte che costituisce la risposta al lettore: Maria condivide la sua Benedizione e Beatitudine con ogni persona che lo accoglie nella propria casa e che sa riconoscerla come ha fatto Elisabetta, per questo “in fretta si mette in cammino”.