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Il Regno di Dio è vicino: come riconoscerlo?

Il Regno di Dio

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Le ultime domeniche dell’anno liturgico ci fanno riflettere su queste cose ultime. In tutto il capitolo tredici del vangelo di Marco è Gesù che istruisce sull’argomento, l’occasione gli è data da uno dei discepoli che uscendo dal tempio chiede al Maestro di ammirare la costruzione. Gesù rivela che il tempio sarà distrutto e in un secondo momento, sul monte degli Ulivi insegna ai suoi discepoli: “Quando avverrà ciò e qual è il segno di quando tutto questo starà per compiersi?” (13,4). Gesù indica alcuni momenti: “L’inizio dei dolori” (13,5-13); “La grande tribolazione” (13,14-23); e infine il brano che ci è proposto in questa domenica, “La venuta del Figlio dell’uomo” (13,24-32).
La pericope è divisa in due parti: la prima (24-27) risponde alla domanda dei quattro; la seconda (28-32) estende e completa i versetti 5-6.
Gli avvenimenti aboliscono ogni segno: si assiste al crollo di ogni struttura riconosciuta e riconoscibile, ciò che avviene non è un episodio tra gli altri, ma la fine delle strutture cosmiche stabilite fin dall’origine. Su questo sfondo di ritorno al caos, ecco emerge la figura del Figlio dell’uomo, quando tutto crolla ecco apparire la cosa più certa e definitiva che appartiene al cerchio degli ascoltatori.
Il contrasto è tra quello che crolla e la comparsa del Figlio dell’uomo che si presenta vittorioso con l’unica preoccupazione di salvare i suoi eletti. Questi sono coloro che chiamati da Dio scelgono di rispondere e corrispondere, che per scelta e stile di vita raggiungono il destino del Figlio dell’uomo, “scartato dagli uomini ma scelto e amato da Dio” (Mc 12,1011). “Allora si vedrà”, l’apparizione del Figlio dell’uomo sarà caratterizzata da un’evidenza schiacciante per tutti, non ci sarà possibilità di dubitare o discutere, la sua venuta coincide con una doppia azione: mandare e radunare.
Nella seconda parte Gesù parla di un’indicazione della natura che non può ingannare nessuno (cfr. 13,6), questo segno fa riferimento e deve essere collocato nella predicazione di Gesù, nel primo capitolo ai versetti 14-15 Egli annuncia la vicinanza del regno, le sue guarigioni, i suoi esorcismi sono il segno indubitabile di questa presenza trasformatrice.
In questa immagine il contrasto corrisponde in profondità a ciò che costituisce l’essenziale del paradosso cristiano, la tenerezza del ramo di fico corrisponde all’inizio umile e delicato, estremamente fragile, di una realtà decisiva, incondizionata e assoluta. “L’estate è vicina” orienta verso qualcuno che è ormai alla porta e bussa (Ap 3,20), i termini che ricorrono, imparate, conoscete, vedete, sappiate, invitano il lettore alla comprensione delle cose e alla conseguente azione.
“In verità vi dico”: attraverso questa espressione di Gesù Marco si rivolge a tutti i lettori del suo vangelo attraverso tre sentenze. Nella prima il termine generazione indica non solo gli ascoltatori presenti sul monte degli Ulivi, ma ogni generazione che leggerà il vangelo e quindi ascolterà le parole di Gesù. La seconda esclude qualsiasi dubbio sulla pertinenza di ciò che Gesù ha annunciato, questo si realizza immancabilmente. Le sue parole sono più potenti e più sicure dell’ordine del creato, com’era la parola prima che fossero creati il cielo e la terra (Gen 1,1-3) così “le sue parole” trascenderanno e sfuggiranno alla distruzione di tutto. C’è una differenza qualitativa fra ciò che è rivelato nella sua persona e ogni fenomeno cosmico. La terza attraverso il “nessuno sa” crea un paradosso con il “voi sapete” del versetto 28 ed esprime una verità: siate certi che il giorno verrà in “questa generazione” e accettate di non conoscere l’ora.