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Le vie di Firenze diventano arterie che pulsano Speranza. Si respira un aria di fermento: quello ecclesiale non è un convegno come tutti gli altri, fondati su discorsi e relazioni, ma predomina lo spazio del silenzio e della preghiera, perché è lo Spirito il vero maestro che illumina e conduce. Così in Cattedrale, Mons. Betori, Arcivescovo di Firenze, rivolge un caloroso indirizzo di saluto a tutti i convenuti: “Il luogo che vi accoglie, questa cattedrale, casa delle fede e della cittadinanza del popolo fiorentino, è il frutto della cultura di un popolo consapevole di quale fosse la radice che la faceva germinare e che alimentava l’umanesimo che andava costruendo per offrirlo come un dono all’intero mondo”. Un saluto di benvenuto che trova eco anche nelle parole del Sindaco di Firenze, Dario Nardella.
Dopo la partecipata e solenne preghiera del Vespro è il momento della Prolusione ai lavori. A parlare è il Presidente del Comitato Preparatore del Convegno di Firenze: Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino. “Accogliendo la consegna che papa Francesco ci affida nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di trovare «vie nuove al cammino della Chiesa nei prossimi anni», lo scopo del nostro appuntamento fiorentino è quello di fare il punto sul nostro cammino di fedeltà al rinnovamento promosso dal Concilio e aprire nuove strade all’annuncio del Vangelo”.
L’esperienza del ritrovarsi insieme a livello di comunità locali ha permesso di “incontrare non solo le tante periferie in cui c’è una umanità ferita, ma, di verificare la possibilità, e di segni ne sono emersi molti, di “trasfigurare”e di “aprire alla speranza”, di progettare un’umanità nuova”. Mons. Nosiglia focalizza l’attenzione sulla realtà pastorale italiana: “Il grido dell’umanità ferita che a noi giunge dalle tante “periferie esistenziali”: la frontiera drammatica dell’immigrazione, la frontiera sempre più tragica delle povertà anche a causa della crisi economica e occupazionale, la frontiera delicata dell’emergenza educativa.. chiedono che cammino di fede e cammino ecclesiale diventino vie o almeno sentieri di umanizzazione non da declinare in prospettiva intellettuale, bensì esistenziale”.
Non mancano poi le note dolenti, che Mons. Nosiglia propone all’uditorio con verità e speranza: “L’Italia è Paese che sta sempre più invecchiando, in cui la gente è sfiduciata e ripiegata su se stessa, dove le diseguaglianze sociali e le povertà non solo materiali ma etiche e spirituali stanno crescendo e dove secondo le statistiche il 31 per cento della popolazione vive da solo chi per scelta, chi per necessità e chi per naufragio esistenziale, ha bisogno di riappropriarsi della speranza che la fede cristiana ha seminato nella sua storia, dando vita a un patrimonio di umanità, santità e civiltà esemplare per il mondo intero”.
Il travaglio culturale che il nostro tempo sta vivendo e subendo, è un vero e proprio cambiamento d’epoca che “non è frutto di accelerazioni improvvise disomogenee tra loro, afferma Mons. Nosiglia, ma scaturisce invece da una logica forte perseguita secondo regie ben definite e convergenti. La messa in crisi dei fondamentali su cui si radica la libertà e la responsabilità dell’uomo verso la vita,la famiglia, il creato conduce alla “morte” dell’uomo stesso e di quel bene comune che cementa ogni società e garantisce il suo futuro. Eppure noi crediamo fermamente alla luce della rivelazione di Dio che la verità, il bello, il buono e il giusto sono aspirazioni profondamente radicate nel cuore della persona;e i problemi e questioni vitali, che la coinvolgono “dentro” restano sempre determinanti per la sua felicità e il suo futuro. E’ a partire da questi fondamentali, che sono ad un tempo antropologici, culturali e spirituali, che il Vangelo e la vicinanza della comunità e dei cristiani possono risultare decisivi per la vera e integrale promozione della persona, e per vivere insieme in una terra abitabile e materna per tutti i suoi figli. Così, il cristianesimo indica e orienta la via del futuro e non è solo – come spesso si dice – un retaggio del passato o un ostacolo alla libertà. È piuttosto la via per vivere con gioia e responsabilità la novità e speranza che nascono dal Vangelo, vera forza di rinnovamento personale e insieme culturale e sociale nella storia”.
I lavori del Convengo entreranno nel vivo domani, martedì 10, con la visita di Papa Francesco che, di fatto, indicherà le priorità pastorali che segneranno il corso della Chiesa Italiana per i prossimi anni.
da Firenze, Davide Imeneo