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Morosini celebra al Circo: “la Tenda, luogo della provvisorietà”

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Con parole come queste ha esordito l’Arcivescovo di Reggio, Giuseppe Morosini, giunto puntualmente alle ore 12.00 di domenica scorsa, al Tempietto sul lungomare, dove da giorni si è installato al completo il “Villaggio Lidia Togni”.
Veramente già prima di mezzogiorno c’era un gran fermento di gente, specialmente di bambini, al circo perché qualche tempo prima di mezzogiorno lo “zoo” poteva essere visitato gratuitamente dal pubblico.
E’ stata questa una buona occasione perché alla celebrazione eucaristica, assieme agli artisti e gestori del circo, fosse presente anche un notevole numero di Reggini.
La messa, animata per il canto da una comunità neo-catecumenale, ha registrato un bella partecipazione attiva dei presenti, non esclusi i circensi, cui è stata assegnata la proclamazione di una lettura, la preghiera dei fedeli e la presentazione dei doni da parte dei due fratellini, Vinicio Junior e Giorgia, il cui papà, organizzatore dell’evento, si chiama pure Vinicio, figlio di Lidia Togni.
Merita un accenno l’omelia dell’Arcivescovo che, agganciandosi al saluto iniziale e prendendo spunto dalle letture bibliche del giorno, ha sviluppato a braccio tre pensieri, rivolti direttamente ai gestori e operatori del circo, ma bene appropriati per ogni credente: Primo: Questa immensa tenda, teatro della fatica quotidiana dei circensi, ci richiama la provvisorietà; i circensi sono in mobilità perpetua, come gli israeliti nel deserto dei quali ci parla la prima lettura; gli uni e gli altri, gli israeliti del deserto e i circensi delle carovane, non conoscono una sede stabile, il loro lavoro e la loro dimora si montano e smontano in continuità, sono un richiamo forte al ripetuto monito biblico che non abbiamo in questa terra una cittadinanza permanente, siamo tutti “stranieri e pellegrini…alla ricerca di una patria migliore, quella celeste” (Eb 11, 13-16).
Secondo: Il circo è costituito da una molteplicità di attori, non sono come un violinista che si può esibire da solo; un circo con un solo artista non attira, la città non si muove solo per lui.
Nel circo c’è un gioco di squadra perfettamente organizzato e concatenato, si lavora gli uni con gli altri e tutti insieme per gli altri, lanciando un unico messaggio.
Il messaggio, da parte loro, giunge anche a noi, perché anche noi isolatamente non concluderemo mai niente, non faremo alcun servizio ai fratelli, procederemo per vie diverse da quelle indicate, con la sua parola e il suo esempio, dal Maestro, che si è fatto presente in mezzo a noi come colui che serve.
Terzo: Lo spettacolo non lo si improvvisa, non lo si inventa sul momento: è frutto di un lavorio lungo e faticoso; e non fatto una volta per sempre, perché c’è bisogno di un continuo allenamento e aggiornamento.
Essi, i circensi, ci insegnano che la vita per tutti è impegno, fatica, disciplina, rinuncia e dominio di se stessi; e in tutto questo il credente guarda al crocifisso, che troneggia anche su questo altare.
Auguri dunque ai circensi, conclude il Vescovo, e diciamo anche grazie perché ci offrono non solo distensione e divertimento, ma una lezione di vita.
Al termine della celebrazione un breve ringraziamento ufficiale da parte di Vinicio Togni e risposta altrettanto breve del Vescovo, che ha concluso: “In bocca al lupo”.
Senonché, coincidenza curiosa, questo scambio di parole e di auguri è stato accompagnato dal ruggito profondo, cavernoso di un leone che era già stato portato nell’area del tendone, destando in tutti un certo brivido e qualche commento esilarante: meglio cadere nella bocca del lupo che dentro le fauci del leone.
Bruno Mioli