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Come trasmettere la fede a chi viene dopo di noi?

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Alcuni passaggi sono fondamentali per capire “come tramettere la fede oggi”.
“Iniziamo questo ciclo di catechesi – inizia Morosini – con il primo sabato che apre il susseguirsi dei sabati a seguire, tempo in cui le parrocchie della diocesi si recheranno in visita alla Madonna della Consolazione.
Continuerò ad affrontare il tema del Convegno Diocesano: “Trasmettere la fede oggi”.
Lo scorso anno ci siamo chiesti come ripartire dall’annuncio del Vangelo.
Certo, non possiamo dare per scontato l’evangelizzazione neanche nei nostri ambienti, quindi è importante chiedersi come fare per annunciare, per trasmettere la fede agli altri”.
E Se non siamo convinti noi – continua l’Arcivescovo – di alcune situazioni, della gravità e dell’urgenza di alcune cose, non sarà possibile, allora, raggiungere chiunque abbia bisogno di ascoltare l’annuncio evangelico.
Un tempo bastava nascere in Italia per sentirsi cristiani.
Siamo nel cuore dei giorni della festa mariana, il popolo reggino ricorda la sua Patrona, la chiesa è immersa nella tradizione che vede Maria “sostare” nella Basilica Cattedrale.
A Reggio dunque, si respira l’aria di una devozione che vuole dire che ancora qualcosa deve essere annunciato, o meglio “Qualcuno” e quel “Qualcuno” è il Cristo crocifisso e risorto.
Il Presule, ricorda ancora nella sua catechesi che “anche nella nostra Reggio si respira la tradizione cristiana, l’insieme dei riti trasmessi, la devozione alla Madonna, tutto quello che è stato creato.
Anche la concezione della famiglia un tempo era solida sia nella Chiesa, sia nello stato, oggi questo non accade più.
Fra un pò il consumismo ci ricorderà che il natale si avvicina, le vetrine saranno abbellite, ma non si capirà il perché di tutto questo, nelle nostre famiglie non si saprà cosa accade.
In alcuni paesi del nord, addirittura, si stravolge tutto e si cerca d’identificare il natale con la festa della pace, della bontà”.
Il Gesù di Nazareth è una realtà astratta – dice Morosini – non sappiamo chi sia.
“Ecco, allora, l’urgenza di ritornare ad evangelizzare, l’urgenza di ridare significato anche ai riti e di spiegarli.
Alcuni di voi mi hanno già sentito far riferimento all’espressione usata da Papa Benedetto riguardo la fede: “la fede è una storia” e questa storia va accolta e testimoniata dalla comunità cristiana.
Chi lo ha visto questo Gesù? Come facciamo a trasmetterlo? Noi crediamo e sappiamo che Lui è risorto.
Certo chi lo annuncia dev’essere credibile. Cito alcuni testimoni: madre Teresa, San Massimiliano Kolbe morto in un campo di concentramento al posto di un padre di famiglia e tanti altri.
Allora si, che se annuncio Gesù risorto da morte e sono disposto a dare la vita, il racconto evengelico comincia ad essere credibile.
Anche nelle nostre famiglie ci dev’essere la testimonianza della verità.
Non lamentiamoci quando i figli si allontanano dalla Chiesa se non trovano nella famiglia il primo luogo in cui viene trasmesso la fede e Gesù risorto”.
Quindi come trasmettere la fede oggi? L’Arcivescovo conclude la prima tappa del lungo cammino mariano: “Dobbiamo riscoprire la nostra responsabilità nell’annuncio e non serve fermarsi ai gesti esterni di devozione – che pure hanno una loro valenza.
E’ necessario accompagnare il gesto alla parola, il “rito” alla spiegazione.
In questi giorni quanti bambini si accostano all’Effige della Madonna per sfiorare con la loro mano il quadro e mandare un bacio.
Mi chiedo – quante mamme, quanti adulti, spiegano al bambino quel gesto?”.

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Gaetana Covelli