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La principale indicazione emersa dall’incontro di Lamezia è la necessità della sinergia tra Stato e Chiesa: bisogna lavorare insieme affinché il contrasto al fenomeno malavitoso sia efficace. Mons. Morosini sostiene che il confronto con la Commissione Antimafia sia stato molto utile e fruttuoso soprattutto per due motivi: “prima di tutto perché abbiamo tentato di sanare alcune incomprensioni sui rispettivi ruoli che la Chiesa e lo Stato rivestono difronte al fenomeno mafioso.
Abbiamo chiarito che il compito della Chiesa è evangelizzare ed educare le coscienze: non tocca a noi assegnare le etichette di mafiosi alle persone, è compito della magistratura indicare coloro che appartengono alla ‘ndrangheta”. In secondo luogo vi è stato un proficuo confronto sulla giustizia e sulla misericordia: “la Chiesa segue il suo cammino evangelico e non può essere influenzata dai tribunali: a tutti deve predicare la conversione!”. Su questo secondo punto, assicura Mons. Morosini, vi è stata piena convergenza da parte dei componenti della commissione: “anche per la Costituzione, infatti, ogni pena inflitta è finalizzata alla rieducazione del condannato”.
Un ultimo tema affrontato, sul quale i Vescovi hanno insistito molto, è stato quello della promozione sociale. “La ‘ndrangheta infatti, continua padre Giuseppe, non si vince con la sola repressione ma anche con la crescita culturale, sociale e con il lavoro. I nostri giovani non devono essere costretti a trovare il modo per andare via, ma sarebbe meglio che restassero qui per cambiare questa terra: abbiamo chiesto alla commissione di fare di tutto perché la politica promuova il lavoro in Calabria”.