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La Croce di Lampedusa: amore senza frontiere

La consegna della Croce alla Diocesi di Reggio - Bova

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Su ogni imbarcazione salgono centinaia e centinaia di persone. Si mettono accovacciati l’uno accanto all’altro in dei pezzi di legno che uniti formano quel loro mezzo di fortuna, un’ancora di salvezza per sperare in un futuro migliore. Non tutti riescono a raggiungere la terraferma. Molti cadono e finiscono in quel “cimitero di mare” in cui nessuno ha nome, nessuno ha identità. Nessuno saprà mai chi fossero, nessuno potrà incontrare il loro volto, conoscerne la storia, le emozioni, i sogni.
Con due pezzi di legno di una di quelle tante barche, un “angelo” sensibile e attento ha avuto l’idea di realizzare la croce di Lampedusa, un segno tangibile di speranza, di un impegno comune per tentare di mettere fine a questa “terza guerra mondiale”.
Così la Croce non è un simbolo ma un segno di responsabilità. Essere andati a prendere la Croce vuol dire aver fatto una scelta: quella di essere testimoni di speranza, perché su quei pezzi di legno sono passati i nostri fratelli, sono passate storie, lacrime, sogni.
La croce conserva l’odore di salsedine, conserva la forma ondulante delle tavole, le crepe della fatica, la stessa fatica che si vede negli occhi stanchi e stravolti di coloro che arrivano sulle nostre coste.
Quei pezzi di legno incrociati rappresentano l’abbraccio di coloro che cercano di regalare un sorriso, coloro che sotto il sole, sotto la pioggia, aspettano fermi su un molo pronti ad accogliere e a donarsi.
Nessuno può tirarsi indietro nel proprio impegno, Nessun cristiano, politico, volontario, ateo, operaio o studente. Ognuno di noi ha la responsabilità di ogni nostro fratello morto in acqua. Nessuno è figlio privilegiato sotto questo cielo perché la “terra è di tutti, bianchi e neri”, come cantano i bimbi in Africa per darti il benvenuto. Nessun uomo può permettersi di non far entrare un fratello attraverso un semplice e stupido confine. Perché quel fratello è nato sulla stessa terra in cui sono nato io e questo significa che non esistono confini. L’amore non può avere limiti.
Quei due pezzi di legno sono stati staccati da una barca che prima riusciva a formare un quadro completo, un puzzle di amore, di fede e di sogni. La nostra speranza e il nostro impegno da volontari è quello di non staccare più pezzi di puzzle da un quadro ma poter intrecciare e unire altri pezzi di puzzle a quelli già esistenti per formare un bellissimo quadro di tanti colori. Per far questo serve l’impegno di tutti, per non permettere mai più che il nostro sia un “cimitero di mare” ma che diventi anch’esso parte di un quadro colorato dai tanti sorrisi di un unico mondo pronto a essere davvero grande ed unito agli occhi di tutti.
Mai più morti in mare, solo gocce di speranza pronte a formare il puzzle più bello del mondo, l’unico e il solo.