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La fede è appartenenza: “io da che parte sto?”

Processione delle Palme Reggio Calabria

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Un altro richiamo di “piazza” l’Arcivescovo lo ha riservato al Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco e si lega alla domanda del Pastore reggino poiché il giubileo consiste in un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti, nella possibilità di rinnovare il rapporto con Dio e il prossimo. Così, l’Anno Santo è sempre un’opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana ponendo al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti a tornare da Lui. Così l’acqua benedetta, aspersa sulle palme e sugli ulivi, vuole rendere fecondi gli impegni che questa giornata ha consegnato nelle mani della gente.
A piazza Sant’Agostino come in altri sagrati del mondo intero. Inizia la processione verso la Basilica Cattedrale. Una processione composta e accompagnata dal canto dell’Osanna. Poche centinaia di metri per passare dalla domanda: “Io da che parte sto?”, nata per strada, alla narrazione di una storia, la Storia degli ultimi momenti di Gesù tra gli uomini, raccontata dentro il “tempio”. Dalla polemica per un vasetto di olio profumato “sprecato” sul corpo di Gesù al silenzio del Figlio dell’Uomo di fronte a Pilato. Ecco che la storia di duemila anni fa abita la nostra storia e ci ricorda chi siamo: a volte vittime e a volte carnefici. “Io da che parte sto?”.
L’Omelia, come la proclamazione del Vangelo, è a due voci. Padre Giuseppe introduce il sacerdote venuto dall’Iraq: “Oggi gli uomini vivono in tanti modi: la malattia, la sofferenza, l’emarginazione, la povertà, la persecuzione. Con noi oggi abbiamo Padre Paolo Mekko che viene dall’Iraq e fa parte di quel gruppo di persone costrette a fuggire dal loro paese in Kurdistan dove vivono da rifugiati”. Interviene padre Paolo e ricorda che da quando hanno scelto di vivere da cristiani (molto prima di noi europei) non riescono a vivere in pace la loro fede e chiede la nostra attenzione su quanto succede al di là del Mediterraneo e invoca la preghiera della nostra comunità perché sostenga le loro sofferenze.
Quanto raccolto durante l’offertorio sarà offerto a Padre Paolo per le popolazioni perseguitate dell’Iraq. Al segno della pace l’Arcivescovo ha invitato i fedeli allo scambio del ramoscello di ulivo con le persone o con le famiglie in cui non si vive in buona armonia perché la Pasqua propone di allargare il cuore alla speranza e alla riconciliazione. Padre Giuseppe consegna il suo ulivo, a nome della comunità diocesana, a padre Paolo come segno di pace per la sua gente perché possa finire il terrore della persecuzione e possano vivere giorni sereni e tranquilli.
La fine della Celebrazione è accompagnata dall’invito dell’Arcivescovo a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa. Ricorda che durante la notte di Pasqua, in Cattedrale, verranno amministrati i sacramenti dell’iniziazione cristiana a degli adulti italiani e stranieri che hanno chiesto di aderire alla fede cattolica e conclude:”La fede è una storia di salvezza che si racconta in una comunità che crede e la notte di Pasqua questo racconto rivive attraverso la nostra testimonianza e grazie ad essa altre persone credono nel Signore”. Oggi Gesù è entrato in Gerusalemme, se lo accompagniamo, durante questa settimana, come la Chiesa ci propone: nelle celebrazioni e insieme alla comunità di credenti, potremo scoprire come riuscire a liberarci dai nostri mali e risorgere a vita nuova per realizzare in pienezza la nostra vocazione alla felicità.