{module AddThis} Ai pagani chiese di parlare, di raccontare il suo Gesù: il tempo di resistenza di un mozzicone di candela. Ebbene, consumatasi la cera, prese fuoco la colonna marmorea sulla quale stava collocata…
Il 21 marzo dell’anno 2015, ancora agli albori del terzo Millennio, quasi al tramonto di un indimenticabile sabato, la voce di Padre Giuseppe Fiorini Morosini raggiunge ogni angolo di Piazza Duomo, e, forse, navigando sulle onde di quel vento, ogni dove dell’Arcidiocesi: “cari giovani, speranza della Chiesa reggina-bovese, la pace sia con voi!”
Quei passi, impazienti e festanti, abbandonano piazza Duomo, salgono la scalinata della Basilica Cattedrale, entrando nel Duomo.
Entrano dapprima loro, i giovani, i passi giovani.
Tocca poi ai rappresentanti delle zone pastorali: ciascuno abbraccia una croce, affiancato da un “collega” che stringe tra le mani una lampada ardente.
Segue l’Evangeliario, poi un braciere fumigante: l’incenso, “il cui profumo – spiegava l’Arcivescovo – spanda la speranza dell’esaudimento delle nostre preghiere”, invade la Basilica, mentre Padre Giuseppe, abbracciando, anche lui, una lignea croce, chiude la lunga, agile, processione.
Man mano che la giovane processione attraversa la navata centrale della Cattedrale le antiche colonne s’illuminano, dando luce, ciascuna, ad uno dei dieci punti del “Decalogo della Speranza”. Le croci e le lampade, segno che questo illuminato cammino è frutto di un percorso già compiuto nelle zone pastorali, si collocano sull’altare, attorno all’Evangeliario: la croce portata da Mons. Morosini viene invece conficcata alle spalle dell’Evangeliario, suo naturale prolungamento verso l’Alto…
L’Arcivescovo guida un momento di preghiera: terminata la proclamazione del Vangelo di Matteo, il diacono porta l’Evangeliario tra le mani di Padre Giuseppe. Lo stringe, lo solleva e, per alcuni, infiniti, intensi, secondi, benedice una gremita Basilica Cattedrale.
Pochi attimi, durante i quali ciascun cuore urla alla propria mente: è iniziato, finalmente, è cominciato il Sinodo, il primo Sinodo dei Giovani nella lunga, affascinante storia dell’Arcidiocesi reggina-bovese!
“Siamo giunti alla fine – attacca Padre Giuseppe – ci abbiamo creduto, abbiamo lavorato con speranza. Ho letto il documento che avete approntato, che consegnerete alla nostra Chiesa, ai nostri Amministratori: è splendido! Convocando il Sinodo ho voluto darvi l’occasione d’esser protagonisti: voi, cari giovani, non siete il futuro. Siete Speranza oggi: poiché domani, quando noi adulti vorremmo passarvi il testimone, sarete adulti anche voi, senza la freschezza dell’oggi giovane… Grazie di cuore ai membri di presidenza e segreteria per l’impegno, la fatica. Grazie a ciascuno di voi, cari giovani! E a ognuno – conclude l’Arcivescovo – raccomando la presenza in questi quattro giorni e l’impegno nel dopo Sinodo, quando dovremo fare di tutto per non trasformarne i frutti in carta ammuffita”.
Il tempo della preghiera termina; in un batter d’occhio l’altare diviene … salotto! Appaiono poltrone e divani, all’ombra della Croce, accanto la Parola.
In un clima sempre più familiare, nello stile del Cristo, Padre Giuseppe legge il Messaggio che Papa Francesco, tramite il Segretario di Stato Cardinal Pietro Parolin, ha inviato ai giovani in Sinodo, mentre tocca a Marcella Falcone e Giulio Lugarà, membri della segreteria del Sinodo, rievocare il cammino sinodale, scoprire le tre speranze e i tre impegni che, con consultazione on line, i giovani reggino-bovesi hanno scelto per l’area “Famiglia e affettività”, scoprire qualcosa in più sull’ospite che siede accanto all’Arcivescovo!
E il microfono giunge nelle mani di Salvatore Martinez, primo presidente nazionale laico di Rinnovamento nello Spirito. Al prof. Martinez il compito di parlare ai giovani reggino-bovesi su affettività e famiglia.
“Grandi – esordisce Salvatore Martinez – sono le sfide che la vostra generazione, cari giovani, è chiamata ad affrontare. Sfide che mettono in discussione il Vangelo della Vita, ovvero Gesù. Ricordate il Vangelo di Giovanni? …Io sono la Via, la Verità, la Vita… Questo vostro, nostro, Sinodo, collocato tra due storici Sinodi, ci esorta a capire in che modo affrontare le tante questioni del Mondo”.
Richiama, Martinez, i capitoli cinque, sei e sette, della Lettera di San Paolo ai Corinzi: “l’Apostolo parla di fornicazione, di incesto, dei problemi matrimoniali. Paolo ci ricorda che il nostro corpo è fatto per cose che appartengono a Dio. Se Gesù è in te, Gesù parla con la tua bocca, accarezza con le tue mani, guarda coi tuoi occhi… Tutto è lecito, sottolineava Paolo, ma non tutto giova… Il tuo corpo è relazione: non sarai mai dono finché non ti metterai in autentica relazione. Il tuo corpo è dono per l’altro, amore per il prossimo, responsabilità per chi mi sta accanto… Dai valore al tuo corpo, dai significato all’amore che dai, dai fede al tuo essere persona… Come impegni il tuo corpo in amore? Vivi l’amore come qualcosa d’eterno?”
Impera, prosegue Salvatore Martinez, “la contro-incarnazione: non si incarna più Cristo, ma la menzogna. Non si tratta di discriminazione o oscurantismo: ma non esiste alcuno studio al mondo che dimostri che si nasce geneticamente omosessuali. Si nasce maschio o femmina, si diventa omosessuali. Noi difendiamo i diritti del Creatore: non c’è forma più alta dell’Umanesimo Cristiano. E la pratica dell’omosessualità non è gradita a Dio”.
Riaffermiamo, continua Martinez, “la verità del Matrimonio, dell’uomo con la donna, dentro la verità di Dio. L’Amore non è calcolo, è rischio. Rischio all’interno di una vera relazione. Nella procreazione, poi, c’è la salvezza di una nazione. Viviamo i figli come dono, risorsa, dentro una storia… Combattiamo l’aborto, lo scimmiottamento della famiglia, le unioni civili… Impegniamoci nella ricerca della Verità, difendiamo il Vangelo della Vita, guardiamo alla famiglia come all’Eucaristia: è Parola nascosta, oggi è tenerezza ferita, spesso sfregiata. Difendiamo la famiglia, incoraggiamola”.
E, riprendendo le parole di Benedetto XVI, conclude Martinez, “ricordiamoci che Evangelizzare significa insegnare agli uomini l’arte del vivere”.
Scroscianti applausi abbracciano Martinez mentre Padre Giuseppe, dopo un animato dibattito, prima di impartire la conclusiva benedizione, ringrazia il Presidente di Rinnovamento per “l’alto, appassionato, vissuto, contributo” e chiama, accanto a se, “l’infaticabile regista di tutto il Sinodo: il direttore della Pastorale Giovanile, il nostro don Mimmo Cartella. Grazie don Mimmo!” E mentre sinceri e forti applausi incoraggiano don Mimmo, quei passi, irrequieti di farsi Evangelizzatori, invadono nuovamente la Citta dell’Uomo, pronti sempre a dare ragione della Speranza che è in loro…