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Nasce “Aula G”: i giornalisti tornano in classe

Giornali in classe

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Lo speciale, che sarà chiamato “Aula G”, dove la lettera G è un chiaro riferimento alla professione Giornalistica, sarà poi distribuito gratuitamente alla popolazione scolastica che ne ha curato la redazione e sarà anche pubblicato online.
Le scuole coinvolte nel progetto sono due: l’Istituto Maria Ausiliatrice e l’Istituto San Vincenzo. I dirigenti scolastici, suor Marinella Gioia e la prof.ssa Daniela Andreoli, hanno accolto con entusiasmo la possibilità di ospitare i giornalisti all’interno delle loro aule, cogliendo immediatamente l’insolita opportunità formativa del progetto.
“L’iniziativa è nata in modo spontaneo e molto confidenziale”, racconta don Davide Imeneo, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, “c’era da più parti l’esigenza di vivere un tempo di giornalismo nelle aule scolastiche. La professione del giornalista, infatti, non sempre è conosciuta in tutti i suoi risvolti; inoltre le giovani generazioni si relazionano con l’informazione in un modo spesso autonomo e distante da fonti autorevoli: è importante, dunque, creare occasioni di confronto e di relazione tra i giovanissimi lettori e le persone che lavorano in redazione”.
Il progetto non si esaurirà con la celebrazione della festa dei Giornalisti, ma continuerà nel corso dell’anno: molte, infatti, sono le scuole e le redazioni che desiderano aderirvi.
Com’è consuetudine, in occasione della memoria di San Francesco di Sales, è stato diffuso il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che quest’anno sarà celebrata il 17 maggio.
Papa Francesco indica la famiglia come “punto di riferimento” anche per il mondo della comunicazione.
La decisione di Bergoglio richiama, per certi versi, quella di Wojtyla nel 1980: anche allora il Papa dedicò il messaggio alla famiglia in vista del Sinodo. A distanza di 35 anni la scelta si rinnova, ma con una prospettiva nuova che emerge già dal tema: “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”.
Un approccio, quindi, decisamente antropologico. Del resto, spiega il Pontefice, “la famiglia è il primo luogo dove impariamo a comunicare. Tornare a questo momento originario ci può aiutare sia a rendere la comunicazione più autentica e umana, sia a guardare la famiglia da un nuovo punto di vista”.