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Dalla riforma Renzi alle aule calabresi. La strada è lunga.

Riparte la scuola anche in Calabria

{module AddThis}Si perché va detto che la situazione in cui versa il sistema dell’istruzione in Calabria è veramente problematico, perché nessuna area come la nostra denuncia un differenziale notevole sul terreno della conoscenza con le regioni del nord e il resto dell’Europa.
Tuttavia le “linee guida” dettate dal Governo Renzi rappresentano un passo avanti. Bisogna ammettere che hanno dato una scossa positiva, contengono una idea che, una volta tanto, non poggia su formule astratte ma tenta di aggredire alcuni nodi strutturali irrisolti del sistema scolastico. Resta ferma l’incognita sui fondi che serviranno per mettere a regime il piano.
Partendo dalla creazione di un unico organico funzionale, ovvero un corpo di insegnanti (tutti con contratto a tempo indeterminato) a disposizione di una rete di più scuole, all’immissione in ruolo dei 150mila circa precari che saranno assunti in blocco dal prossimo settembre 2015 e che certamente non entreranno in aula attraverso un concorso. Un po’ come è avvenuto negli ultimi trenta anni con le varie sanatorie. Una iniezione di qualità? Vedremo. Di quantità? Sicuramente.
Dopo il 2015, per i successivi cinque anni, saranno 40.000 le nuove assunzioni tramite concorso. Un impegno di spesa notevole se si considera, poi, che il ministro Madia ha annunciato il blocco degli stipendi nel settore pubblico proprio per mancanza di fondi.
Oltre all’infornata delle assunzioni il pacchetto Renzi immagina risposte ad annose carenze. Stop alle supplenze, scatti in base al merito e non all’anzianità, più inglese con l’insegnamento di una lingua straniera ed economia, la presenza dei primi libri digitali; torna l’insegnamento della geografia, il potenziamento della storia dell’arte e della musica, i primi rudimenti di programmazione informatica già alle elementari, lo stop all’acquisto di tablet e lavagne multimediali. Si invece al potenziamento della connessione Internet. Al via, anche, la sperimentazione dell’apprendistato per gli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori e il potenziamento dell’insegnamento di sostegno, resta da capire sempre con quali fondi finanziare anche l’ipotesi di un tempo pieno pure nel fine settimana.
Ma detto ciò per quanto riguarda le buone intenzioni di questo Governo tutte da verificare, resta la situazione di criticità del sistema scolastico calabrese, degradatosi ulteriormente negli ultimi tempi. Fortunatamente l’Ufficio Scolastico Regionale ha ora un nuovo dirigente nella persona del dr. Diego Bouchè, che dovrà accompagnare per mano l’auspicabile processo di risalita della scuola calabrese verso posizioni quanto meno di media classifica nelle graduatorie nazionale e internazionale (OCSE PISA e INVALSI per intenderci).
La nuova amministrazione regionale che verrà fuori dalle prossime elezioni dovrà cambiare totalmente pagina sul tipo di interventi nel settore.
Necessita un piano di investimenti sulla persona lungo tutta la catena formativa. Interventi atti a migliorare la qualità del sistema d’istruzione, della formazione professionale, dell’orientamento scolastico e del sistema universitario, finalizzato certo alla riduzione degli abbandoni, ma con un collegamento reale al territorio e soprattutto in forte sinergia con il mondo del lavoro, delle imprese.
La strategia d’intervento dovrà essere basata in primo luogo su una attenta conoscenza del contesto territoriale e socio culturale e l’adozione di strumenti differenziati a seconda degli ambiti e dei destinatari.
C’è una vocazione specifica di determinati ambiti del territorio regionale che va individuata e stimolata. Cioè, se un territorio è naturalmente vocato per uno sviluppo turistico o agricolo, la strategia politico-amministrativa deve agevolare tale crescita lungo tutta la filiera che parte dalla formazione e fino all’inserimento nel locale mercato del lavoro.
Politiche scolastiche, politiche culturali, politiche sociali e del lavoro devono essere assolutamente integrate. Non possono essere scollegate come è stato fino ad oggi. La scuola ha sfornato in questi anni profili formativi in uscita a prescindere dalla conoscenza delle linee di sviluppo a medio e lungo termine proposte dalla Regione nelle varie consiliature. E quindi da un presumibile mercato del lavoro. Mondo della scuola e pianeta del governo regionale, nelle sue varie declinazioni, non hanno mai dialogato in questi termini. E’ tempo che lo facciano! Eppure, è assodato, che maggiori possibilità occupazionali vengono garantite da quelle scuole che sono inserite in una filiera formativa che metta insieme distretti industriali, ricerca delle imprese e buoni istituti tecnici e professionali. Mare, montagna, turismo, agricoltura, nuove fonti di energia, solo per citare alcuni dei settori strategici di sviluppo della nostra regione, possono costituire un esempio concreto di come formazione, politiche di sviluppo e mondo delle impresa possono e devono camminare insieme.
Senza considerare che tali strategie creano le premesse per la sperimentazione di nuovi modelli di offerta formativa.
Non possiamo più continuare a pensare a una scuola o a una formazione professionale che inseguono una realtà che non è. Dobbiamo ragionare su un sistema di istruzione e di formazione professionale che riesca ad indirizzare lo sviluppo e la realtà, un sistema integrato moderno capace di stare al passo con i tempi e contemporaneamente capace di rispondere ai bisogni formativi di ogni singolo soggetto.
Tratto da “L’Avvenire di Calabria” del 20 settembre 2014